«Gesù ha vinto il mondo amandolo». Il messaggio del vescovo per la Pasqua

«Ma non possiamo vivere questo tempo così doloroso, senza rivolgere lo sguardo a Cristo, senza che la fede illumini il nostro sguardo su quanto stiamo vivendo»

Foto Isolapress

Dall’editoriale scritto dal vescovo Mosciatti per il numero del 28 marzo 2024

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«Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello», recitiamo nella liturgia della Pasqua. È un duello vero, molto reale, niente affatto virtuale, tanto da pensare di poterne restare spettatori, come se riguardasse solo gli altri. Stiamo attraversando uno dei periodi più difficili e dolorosi della nostra storia recente. Siamo inondati da immagini di orrore, che risvegliano traumi antichi, che aprono nuove ferite, e fanno esplodere dentro tutti noi dolore, frustrazione, rabbia e senso di smarrimento. In tutto questo frastuono il rumore assordante delle bombe si mischia alle tante voci di dolore. La morte e distruzione non fanno altro che aumentare odio e rancore, non risolvono alcun problema, ma anzi ne creano dei nuovi. Le tragedie di questi giorni devono aiutarci tutti, religiosi, politici, società civile, comunità internazionale, ad un impegno realmente più serio di quanto fatto fino ad ora. È realmente una responsabilità, non possiamo lasciare ad altri questo compito. Ma non possiamo vivere questo tempo così doloroso, senza rivolgere lo sguardo a Cristo, senza che la fede illumini il nostro sguardo su quanto stiamo vivendo.
Abbiamo bisogno di una parola che ci accompagni, ci consoli e ci incoraggi. Ne abbiamo bisogno come l’aria che respiriamo. Alla vigilia della sua passione Gesù rivolge queste parole ai suoi discepoli, che di lì a poco saranno presi dal panico, si disperderanno e fuggiranno: «Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avrete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!» (Gv 16,33).
Questa parola mi colpisce perché non dice che vincerà, ma che ha già vinto. I discepoli potranno avere pace perché certi che, proprio dentro tutta questa malvagità, Gesù ha vinto.
Il cardinale Pizzaballa ha scritto così alla sua comunità in Terra Santa: «È sulla croce che Gesù ha vinto. Non con le armi, non con il potere politico, non con grandi mezzi, né imponendosi. La pace di cui parla non ha nulla a che fare con la vittoria sull’altro. Ha vinto il mondo, amandolo. È vero che sulla croce inizia una nuova realtà e un nuovo ordine, quello di chi dona la vita per amore. E con la Risurrezione e con il dono dello Spirito, quella realtà e quell’ordine appartengono ai suoi discepoli. A noi. La risposta di Dio alla domanda sul perché della sofferenza del giusto, non è una spiegazione, ma una Presenza. È Cristo sulla croce».
Gesù ai suoi ricorda che occorre coraggio. Una pace così, un amore così, richiedono un grande coraggio.
Avere il coraggio dell’amore e della pace significa non permettere che odio, vendetta, rabbia e dolore occupino tutto lo spazio del nostro cuore, dei nostri discorsi, del nostro pensare. Significa impegnarsi, fare tutto il possibile per la pace, la giustizia, l’uguaglianza e la riconciliazione, creare prospettive, aprire orizzonti. Ci vuole coraggio per chiedere giustizia senza spargere odio. Coraggio per vivere la misericordia, per rifiutare l’oppressione. Ci vuole coraggio, nelle nostre comunità, per mantenere l’unità, sentirsi uniti l’uno all’altro, pur nelle diversità delle nostre opinioni, delle nostre sensibilità e visioni.
Ci ricorda papa Francesco: «Ecco allora che cosa fa la Pasqua del Signore: ci spinge ad andare avanti, a uscire dal senso di sconfitta, a rotolare via la pietra dei sepolcri in cui spesso confiniamo la speranza, a guardare con fiducia al futuro, perché Cristo è risorto e ha cambiato la direzione della storia». Egli risorgendo davvero cambia la storia: “Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa».

Mons. Giovanni Mosciatti, vescovo di Imola


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