Un anno senza Stefano Dal Monte Casoni. «È stato un artista straordinario, capace di andare oltre»

In occasione del primo anniversario della scomparsa del maestro imolese della ceramica, riproponiamo il suo ricordo pubblicato nel numero del 18 maggio 2023

Stefano Dal Monte Casoni

Il 12 maggio 2023 il mondo dell’arte piangeva la scomparsa di Stefano Dal Monte Casoni, straordinario maestro della ceramica e parte del sodalizio artistico Bertozzi&Casoni, fondato insieme a Giampaolo Bertozzi. Oggi, 12 maggio 2024, a un anno dalla morte dell’artista vogliamo ricordarlo condividendo l’articolo scritto a pochi giorni dalla sua scomparsa, pubblicato nel numero de Il Nuovo Diario Messaggero del 18 maggio 2023. A omaggiare la sua arte a Imola è stata la mostra Bertozzi&Casoni Tranche de vie, allestita nei mesi scorsi nelle tre sedi di Imola Musei.

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Stefano Dal Monte Casoni «era un artista straordinario, capace di andare oltre, di vedere il mondo con occhi diversi, in maniera non convenzionale». Giampaolo Bertozzi, che con lui oltre 40 anni fa aveva dato vita al sodalizio artistico Bertozzi & Casoni, lo ricorda così, a pochi giorni dalla scomparsa. Dal Monte Casoni se n’è andato lo scorso 12 maggio dopo una lunga malattia, «ma continuerà a vivere nelle sue opere, nella sua arte».
Era nato a Lugo nel 1961 e all’istituto d’arte Ballardini di Faenza aveva conosciuto Bertozzi: «Lui amava l’arte, io amavo l’arte e nel tragitto dalla scuola alla stazione non facevamo che parlare della nostra passione». Dopo il diploma Bertozzi, di qualche anno più grande, apre un piccolo laboratorio a Borgo Tossignano, che anche Dal Monte Casoni inizia a frequentare: «Il laboratorio si chiamava L’arte del gianato e faceva riferimento all’arte e all’artigianato. Stefano era sempre molto attivo ed entusiasta». Dopo aver frequentato entrambi l’Accademia di Belle Arti, prosegue il loro percorso di sperimentazione: «All’inizio non è stato semplice, abbiamo affrontato tante difficoltà. Eravamo giovani e inesperti, volevamo creare con la ceramica, ma il mondo dell’arte non accettava questo materiale. La ceramica era legata per lo più all’artigianato».
Però Bertozzi e Casoni non si sono arresi: «Abbiamo sempre creduto che fosse la strada giusta, non abbiamo mai pensato che non ce l’avremmo fatta. Stefano era una persona molto positiva, non si perdeva mai d’animo e quella sua forza ha aiutato anche me a non mollare. Fino alla fine degli anni ’90 è stata dura, poi sono arrivati i primi riconoscimenti».
Le opere di Bertozzi & Casoni hanno iniziato a girare il mondo: da New York alla Biennale di Venezia, da Londra a Tokyo
. «Abbiamo sempre combattuto per salire qualche gradino in più, per fare il nostro lavoro al meglio. Eravamo consapevoli che il mondo dell’arte era ampio. Per questo, nel confronto al momento della creazione di una nuova opera, avevamo ristretto il campo a noi due. Se entrambi eravamo d’accordo sul progetto a cui stavamo lavorando, si andava avanti, potevamo procedere. Non importava se arrivavano da altre persone pareri negativi. Io e Stefano ci siamo sempre stimati e rispettati, senza bisogno di grandi parole o dimostrazioni d’affetto: era sottinteso, noi la sapevamo. Tra noi c’erano chiarezza e onestà di intenti. Sono state la grande molla che ci ha spinto ad andare avanti, la colla che ci ha tenuto insieme». Alcune delle sculture di Bertozzi & Casoni sono esposte anche a Imola: dai Musei Civici a cui i due artisti hanno donato sei opere, al museo diocesano, dove nel 2021 si è tenuta la mostra Florilegio e attualmente si può ammirare la scultura Autunno.
Anche se Stefano Dal Monte Casoni non c’è più, «il sodalizio Bertozzi & Casoni continuerà a vivere. È giusto così». Bertozzi, in oltre 40 anni fianco a fianco, ha acquisito «e assorbito un modo di lavorare e una visione che era di entrambi, che continua a vivere dentro di me. Stefano mi ha insegnato molto in questo lungo percorso insieme. La prima lezione me l’ha data quando mi propose di lavorare insieme. Io avevo sempre desiderato fare l’artista ma dentro di me lo vedevo come un mestiere da portare avanti da solo. Lui mi ha fatto cambiare idea: “Perché non farlo in due?”. Non me ne sono mai pentito. Lavorare con un’altra persona è difficile, ma stimolante. Hai sempre qualcuno con cui condividere quello che accade, con cui affrontare i momenti più duri. Non è cosa da poco. Condividere fa parte della nostra vita. Se non condividi, non vivi».
Oltre alle mostre a cui Bertozzi sta lavorando e che saranno inaugurate tra maggio e l’autunno (a Milano, New York e Torino), c’è un progetto «di cui con Stefano parlavamo da tempo. Aprire un museo con le nostre opere a Imola. Un luogo semplice, magari un vecchio capannone industriale, dove riuscire a raccontare quello che è il nostro lavoro. Uno spazio ai margini, dove si senta l’uomo, non quello patinato, l’uomo vero. Ai margini c’è sempre tanta essenza, tanta umanità. È sugli scarti, sui resti, sui margini, appunto, che con la nostra arte abbiamo lavorato, indagando il tempo che passa, la caducità dell’esistenza, della condizione umana. Ci terrei tanto a realizzare questo progetto, anche Stefano l’avrebbe voluto».
La scomparsa di Dal Monte Casoni sarà un vuoto difficile da colmare. Lascia però quello che il sindaco di Imola Marco Panieri e l’assessore alla cultura Giacomo Gambi definiscono «un dono prezioso per tutti noi, che vivrà per sempre», ovvero «la sua capacità, nel fruttuoso sodalizio Bertozzi & Casoni, di trasformare la terra in ceramica e la ceramica in opera d’arte, fino a farne un linguaggio artistico universalmente riconosciuto e apprezzato in tutto il mondo». Le sue sculture, come sottolinea l’assessore regionale alla cultura Mauro Felicori, realizzate insieme a Bertozzi, «rappresentano oggi un salto in avanti di una storia antica, testimoniano la capacità di innovare e dare uno spessore artistico senza tempo a quell’artigianato straordinario che si è sviluppato nel tempo sul confine tra Emilia e Romagna». Per Amilcare Renzi, segretario di Confartigianato Bologna Metropolitana (a cui l’impresa Bertozzi & Casoni è associata), le opere dei due maestri della ceramica rappresentano «una vera eccellenza». Sono «creazioni sublimi, sempre fonte di riflessione e antidoto contro l’indifferenza».
Il 12 maggio la città di Imola e il mondo dell’arte hanno perso uno straordinario artista.


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