«Voglia di ritornare a casa, voglia di vivere». Lettere alla famiglia di un militare imolese

Pubblicato dall'editrice Il Nuovo Diario Messaggero il carteggio dell’imolese Peppino Casadio, scritto durante la guerra e la prigionia. Una testimonianza privata di una storia collettiva, finora inedita

«Voglia di ritornare a casa, voglia di vivere». Sono parole di speranza, di sofferenza, di fede nel futuro. Sono le parole di un ragazzo imolese di 24 anni, Peppino Casadio, che ha nelle lettere l’unico filo che lo lega alla sua famiglia.
Una famiglia che lo aspetta a Imola, nella casa di via Molino Vecchio
. Un ragazzo, partito per il servizio militare come tanti giovani della sua generazione, che si trova a essere rinchiuso nei campi di prigionia in Polonia e in Germania dopo l’armistizio.
Un carteggio conservato con cura per anni dallo stesso Peppino Casadio e poi, dopo la sua morte avvenuta nel 2001, dalla sorella Irma. Lettere che oggi sono diventate un libro, «Voglia di ritornare a casa, voglia di vivere», edito da Il Nuovo Diario Messaggero e curato da Silvia Rodinò grazie agli eredi di Casadio.
«Quello di Peppino Casadio è un esempio di testimonianza privata che si immerge nella storia pubblica – spiega la curatrice, che ha la stessa età che aveva Peppino quando ha vissuto la guerra e la prigionia -. Credo che avere la possibilità di leggere le sue lettere sia importante innanzitutto per preservare una memoria collettiva di quello che è accaduto quasi un secolo fa. Un monito a non dimenticare quel “diluvio di ferocia umana”. Quando ho preso in mano il carteggio avevo 24 anni, la stessa età che ha Peppino quando scrive le ultime lettere. Mi sono trovata a leggere le vicende, i pensieri, le paure, le speranze di un coetaneo. Anche se siamo distanti nel tempo e nel vissuto, lettera dopo lettera l’ho sentito sempre più vicino. Era come leggere di un amico. L’ho visto crescere, partire ragazzo e tornare uomo. L’ho osservato mentre in Montenegro doveva vestire i panni dell’oppressore, facendo parte dell’esercito fascista, ma in cuor suo desiderava solo tornare a casa e abbandonare quella guerra logorante. Mi sembrava di sentirlo mentre sognava di tornare nella pace della sua famiglia, ma si domandava se l’avrebbe ritrovata, poi, quella pace».

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La testimonianza di Peppino Casadio, attraverso il suo carteggio privato, si rivela quindi quanto mai preziosa «non solo per l’attenzione e il legame col territorio d’origine, Imola, ma anche per lo sguardo di traverso su una parentesi cupa e scoraggiante dell’umanità che ha radici tutte italiane, per la disincantata semplicità con cui quello stesso sguardo vede e tramanda; anche e soprattutto, in un percorso interiore tormentato e critico nel corso della prigionia, testimonianza di una diaspora soppressa nella memoria collettiva che merita di uscire, invece, fuori dal cassetto nel quale la famiglia Casadio l’ha conservata per anni».


«Voglia di ritornare a casa, voglia di vivere»

Il libro è disponibile nei nostri uffici di Imola (via Emilia 77-79) e nelle migliori librerie del territorio, oltre che sulla nostra libreria online.


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