Alessandro Magnani, 62 anni

In seguito al terribile maltempo che ha messo in ginocchio l’Emilia-Romagna sono stati innumerevoli gli esempi di solidarietà: c’è chi soccorre le persone intrappolate, chi spala il fango da garage, cantine, abitazioni e strade, chi compra per gli alluvionati acqua e viveri e chi li distribuisce. E poi c’è chi, in sella alla sua moto, trasporta nei posti più isolati e disastrati dell’Appennino locale i medicinali: Alessandro Magnani, 62 anni, farmacista di Fontanelice nonché vicepresidente provinciale della Federfarma e presidente dell’Imola Rugby, sfrutta unitamente il proprio lavoro e la sua passione per l’Enduro per aiutare chi adesso ha realmente bisogno assieme ad altri volontari del gruppo Enduro Motor Valley.
«L’attività di consegna farmaci per chi è in difficoltà è una cosa comune, che si cerca sempre di fare – spiega Magnani – non sono ad esempio rari i casi di persone anziane residenti in luoghi isolati, i cui figli sono lontani e che necessitano di questo servizio. Durante il periodo più duro del Covid, soprattutto, attività di questo tipo erano molto frequenti. Data la situazione attuale mi sono naturalmente attivato il prima possibile per dare una mano: abbiamo a che fare con località devastate. Ci sono intere famiglie e anche tanti giovani imprenditori agricoli i cui campi sono stati distrutti. Se avessi visto queste scene al cinema avrei pensato ad effetti speciali fatti al computer: senza vedere da vicino, toccando con mano, non ci si crede».
Qualche esempio? «C’è chi ha visto i propri frutteti, albicocchi, ciliegi sprofondare in fondo al rio, si sono formati veri e propri canyon di metri e metri. Personalmente sono qui da sessant’anni e non ho mai visto nulla del genere; ho avuto modo di parlare anche con diversi ottantenni del posto, e mi hanno confermato che nemmeno i loro avi avevano mai raccontato loro nulla di così terribile. Qui si parla di centinaia di frane».
I disagi, per tutti i lavoratori del posto, sono molteplici e di rilevanza incalcolabile. «Proprio dove mi trovo ora c’è una stalla con una quarantina di vacche da latte: considerando che ogni vacca produce trenta o trentacinque litri circa di latte al giorno, superiamo i mille litri di latte giornalieri. Per parecchi giorni gli allevatori sono stati costretti a gettare nel letamaio il latte, che andava necessariamente munto per evitare mastiti, perché il camion con la cisterna non aveva la possibilità di raggiungere il posto. Potrei andare avanti a raccontare episodi analoghi per molto tempo: tra le persone da me raggiunte c’è chi ha i vitelli pronti da vendere da venti giorni, senza avere la possibilità di portarli a valle perché le strade sono interrotte. Il fieno per nutrire gli animali è ormai esaurito e c’è stato bisogno di portarlo con gli elicotteri della Protezione civile: quello che doveva essere raccolto, in tantissimi casi, è franato assieme ai campi. Ci sono agriturismi che in queste domeniche avrebbero dovuto ospitare feste di prime comunioni e cresime, ma che si sono visti costretti a chiudere a causa delle strade crollate. C’è chi ha quintali di albicocche pronte da raccogliere, senza avere la possibilità di andarle a vendere».
Avvenimenti così nefasti non possono che gettare ombre sull’avvenire della zona. «Queste persone temono per il proprio futuro: se non ci sarà modo di costruirlo in queste zone, si spopoleranno ulteriormente. Penso a luoghi come Posseggio e tanti altri, in cui sono rimaste cinque o sei famiglie: se anche queste andranno via, le nostre colline resteranno completamente disabitate. E il fenomeno non sta colpendo solo le zone di Fontanelice: a Castel del Rio, probabilmente, è peggio, perché si tratta di un paese ancora più piccolo e fragile. Se verrà a mancare la microeconomia esistente, i servizi si ridurranno ulteriormente comportando l’allontanarsi di altra gente: è un cane che si mangia la coda. I giovani imprenditori agricoli, che hanno il loro futuro impostato qui, sono tutto per queste zone: perderli sarebbe un autentico dramma. Quello che faccio è il minimo, mi piacerebbe poter fare di più: se non si dà una mano a questa gente, qui non c’è futuro».
La popolazione delle zone sta passando momenti davvero bui, ma ciò non toglie spazio alla gratitudine nei confronti di chi si prodiga per dare una mano. «Il sentimento generale che ho constatato, purtroppo, è di impotenza. Aiutare è sicuramente difficoltoso, ma nonostante tutto tutti mi dimostrano grande riconoscenza per quel poco che riesco a fare. Assieme agli altri ragazzi del gruppo Enduro Motor Valley fungo anche da collegamento tra le persone più isolate ed il paese, a cui porto notizie di chi è irraggiungibile senza mezzi speciali».
Infine, come già accennato, Magnani è anche presidente dell’Imola Rugby: un pensiero non può che andare ai suoi ragazzi, che tanto si stanno dando da fare in questi giorni drammatici. «Due giorni prima della partita decisiva per la salvezza con il Siena, andata in scena domenica scorsa a San Donnino, vicino a Firenze, e purtroppo persa, i ragazzi sono andati a casa della mamma del capitano, che era stata inondata. Hanno smantellato tutto, lavorando tutto il giorno fino a sera per salvare tutto ciò che si poteva. Molti hanno continuato a svolgere volontariato anche il sabato per poi scendere in campo il giorno dopo con grandissimo orgoglio, dominando nel primo tempo e crollando nella ripresa per la stanchezza accumulata. Abbiamo avuto un grande seguito di pubblico e sugli spalti risuonava continuamente “Romagna Mia”, cantata anche dalla tifoseria avversaria. È stato bellissimo».

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