Adesso parlo io. In Collegiata la storia di Ale e della sua famiglia

Fabio Cavallari presenta il libro dedicato alla vita di Alessandro Pivetta, rimasto in stato vegetativo per 15 anni

«È ancora presente?». La domanda, volenti o nolenti, potrebbe sorgere alla presenza di un ragazzo in stato vegetativo. Una riflessione alla quale E adesso parlo io, l’ultimo libro del giornalista e scrittore Fabio Cavallari vuole contribuire a dar risposta. Al suo interno il monologo di Alessandro Pivetta, Ale (nella foto, a destra durante l’incontro con il suo idolo Javier Zanetti), origini pordenonesi e figlio di Giancarlo e Loredana, entrato in questa «condizione» – così l’autore vorrebbe venisse definita – dopo un grave incidente automobilistico datato 15 agosto 2005 (aveva 20 anni) e alcune settimane di terapia intensiva causate dal trauma cranico subìto. Non la prima opera che Cavallari dedica a questi temi, anzi solo l’ultima di una lunga serie, in cui ha voluto però evitare una trattazione filosofico-bioetica. Un tema non semplice, capace di alternare anche passaggi ironici. Non suscita pietà, ma un rincorrersi battente di provocazioni e riflessioni sullo status di Alessandro, scomparso il 21 gennaio 2020 all’età di 34 anni. Quindi, è ancora presente? C’è eccome, e adesso parla lui.
Il 2 dicembre alle 21 in Collegiata Fabio Cavallari presenta il suo libro. Interverranno anche i genitori di Alessandro, rimasto in stato vegetativo per 15 anni.
Nel numero del nostro settimanale in edicola e in edizione digitale trovate l’intervista all’autore del libro, di cui vi diamo una piccola anticipazione:
C’è forse un messaggio sotteso, rivolto a chi pensa che un’immobilità esterna ne comporti anche un’altra, interna. Ritiene ci siano ancora tanti pregiudizi sullo stato vegetativo?
Sicuramente. Siamo abituati a relazionarci con gli altri attraverso gli strumenti che ci sono più consoni: voce, scrittura, gesti. Quando non ne sussiste nessuno, pensiamo erroneamente che la persona che non comunica sostanzialmente non ci sia. Alessandro, però, manifestava alcuni segnali evidenti quali febbre, grugniti, arrossamento della pelle e sudorazione, che i genitori erano in grado di cogliere grazie alla loro maggiore prossimità.

Se vuoi saperne di più, leggi l’intervista completa nel numero del nostro settimanale in edicola o in edizione digitale disponibile da giovedì 1 dicembre!
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