Biagio Zini, il “filosofo del cimitero” di Massa Lombarda

"Biagioni" trovava le parole per consolare perfino le madri che avevano perso un figlio. A Massa Lombarda il culto dei morti non è limitato ai pochi giorni di inizio novembre, ma durante tutto l’anno viene frequentato dai massesi: questa è la più bella eredità di Biagio Zini

In occasione della ricorrenza della commemorazione dei defunti, condividiamo il racconto di Guido Neri in cui ricorda lo zio, Biagio Zini detto Biagioni. Una persona che ha plasmato il cimitero monumentale di Massa Lombarda, lasciando tracce della sua umanità in un luogo deputato al cordoglio per i defunti. Una traccia che ancora oggi vive nelle lapidi presenti nel cimitero del ravennate.

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All’ombra dei cipressi… Non potevo che cominciare così un ricordo di mio zio Biagio, spesso detto Biagioni. Nel 1811 infatti quando una legge napoleonica costrinse i Comuni a portare fuori città i cimiteri, a Massa Lombarda fu la famiglia Zini ad occuparsi della cosa. Scavare le fosse, costruire le tombe, incidere il marmo…
Di padre in figlio arriviamo al 1899, anno di nascita di Biagio (31 agosto) il quale si trova carico di una eredità culturale di un secolo, quando anche lui comincia a lavorare al cimitero. Già a metà Ottocento l’amministrazione comunale aveva assegnato ai Zini una casa (in via Pisacane) che ancora gli eredi di Biagio mantengono in vita. Ma cosa ha di speciale Biagio rispetto ad altri funzionari comunali che si occupano di cimiteri? Biagio ama il suo lavoro e quindi è presente tutti i giorni, domenica e feste comandate comprese, a disposizione dei “congiunti”.
Biagio trovava le parole per consolare perfino le madri che avevano perso un figlio. Lui diceva che era il dolore più grande e quindi bisognava trovare argomenti non banali. Cominciava dicendo che la cosa più giusta fatta dal Signore era che non si potesse prevedere la data della morte. Se l’avessimo conosciuta in anticipo, saremmo probabilmente impazziti tutti, e quindi bisognava accettare la morte del bambino di 4 anni, quella della ragazza di 18 e così via.
È quindi con questa grande cultura che pensa la frase “Fummo come voi, sarete come noi” che è scolpita sul marmo in una lapide alla porta principale del cimitero. Molti altri luoghi simili hanno adottato questa frase e perfino il Sindacato Pensionati Italiani l’ha presa come slogan. E poi Leopardi e Foscolo sono stati saccheggiati da Biagio per le sue lapidi in giro per il cimitero allo scopo di far meditare i visitatori. Perfino “Deorum Manium iura sancta sunto” (= i diritti degli déi Mani [cioè dei defunti] siano santi) dalla XII tavola è citata nella sua tomba di famiglia.
Ma la particolarità ancora più eclatante è la presenza delle panchine, e non siamo in Inghilterra. Biagio infatti diceva che se due congiunti si sedevano a fare delle chiacchiere davanti ad una tomba, il defunto aveva sicuramente piacere.
Il suo sogno, mai avverato, era quello di diffondere musica sacra durante le giornate dei morti. Si rammaricava di aver sempre incontrato amministrazioni comunali poco aperte in tal senso. Un paio d’anni fa l’associazione Storia e Memoria della Bassa Romagna è riuscita a far suonare dal vivo e a svolgere qualche lettura nel cimitero ed io, presente, ho ricordato la figura di Biagio Zini, morto il 16 ottobre 1982.
Era un disegnatore straordinario. Molte delle cappelle presenti nel cimitero nuovo sono state disegnate da lui e poi anche costruite. Inoltre segnava sui muri con il marmo gli eventi straordinari come alluvioni o bombardamenti.
Piano piano aveva costruito un archivio cartaceo di tutto il cimitero e per questo lavoro era stato premiato dal Comune con medaglia d’oro. Purtroppo per una banale disattenzione l’archivio è andato a fuoco.
Ci sono aneddoti anche divertenti legati alla storia di un cimitero, come ad esempio quando “Pissi” (manovale) dovendo scavare due fosse in piena estate, decise di farlo dopo cena per sfuggire alla calura, ma poi rimasto senza fuoco per le sigarette, si affacciò al cancello per chiederlo al primo passante, il quale credo non si sia ancora fermato dalla fuga in bicicletta.
Biagio aveva infine una debolezza. Credeva nella lettura della mano. Ogni anno, due volte all’anno, andava da una signora che mi pare ricordare abitasse in via Nino Bixio, signora che “ci prendeva”. Perché due volte all’anno, perché la mano cambia e lui voleva essere sempre aggiornato.
A Massa Lombarda il culto dei morti non è limitato ai pochi giorni di inizio novembre, ma durante tutto l’anno viene frequentato dai massesi: questa è la più bella eredità di Biagio Zini.

Guido Neri


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