«Siamo ancora increduli, esterrefatti, delusi e umiliati». Quattro parole che ben descrivono l’umore in casa Imolese Calcio all’indomani di quella che la società del presidente Lorenzo Spagnoli chiama “la beffa”.
La beffa è ovviamente il mancato funzionamento di una delle nuove (e già collaudate) torri faro dello stadio Romeo Galli, che ha costretto l’arbitro Catanoso alla decisione di non disputare la gara. Ora l’Imolese rischia il 3-0 a tavolino e una multa.
«Chi dovrebbe soltanto garantire all’unica squadra professionistica della città di poter giocare nello stadio cittadino – prosegue la società rossoblù -, con le proprie datate negligenze ci ha costretto a due mesi di esilio forzato a Verona, a ingenti oneri economici negli ultimi tre anni e come ultima beffa, nel giorno del nostro ritorno al Romeo Galli, qualcosa non funziona».
Poi la società di casa al Bacchilega prosegue: «In un mondo normale, una squadra di tecnici presenti in loco avrebbe preso in carico tempestivamente la criticità. Ma non a Imola. Qui di tecnici non ce n’era nemmeno l’ombra».
Inutili i tentativi di riavviare l’impianto, «in nostro soccorso un unico operatore esterno (non tecnico) che si trovava nelle vicinanze».
«Il giudice sportivo potrebbe farci uscire sconfitti in una partita che non abbiamo avuto nemmeno modo di disputare per cause a noi non imputabili. Per negligenze di chi avrebbe dovuto tutelare e salvaguardare il proprio patrimonio sportivo». Oltre alla beffa (in diretta tv), e ai mancati introiti per il bonus relativo al minutaggio di impiego dei giovani calciatori, «vogliamo poi parlare del danno di immagine e di credibilità, proiettato in diretta televisiva, ai danni di questa società? Chi ci risarcirà di tutto questo? Chi ci darà la forza di continuare a credere che i nostri sforzi e i nostri investimenti abbiano ancora un senso?». Domande che attendono risposta.