8, Luglio, 2025

Da Castel Bolognese alla Nazionale: il ricordo di Edmondo Fabbri a trent’anni dalla sua morte

Il tecnico romagnolo portò il Mantova in Serie A, guidò l’Italia ai Mondiali del ’66 (fatale per lui la sconfitta con la Corea) e vinse la prima Coppa Italia della storia del Bologna

A trent’anni dalla sua scomparsa, è doveroso ricordare Edmondo Fabbri, uno dei protagonisti del calcio italiano del secondo dopoguerra, sia in campo che – soprattutto – in panchina. Nato a Castel Bolognese il 16 novembre 1921, Fabbri ha portato in alto il nome del suo paese natale nel mondo del pallone.

Dalle origini romagnole al calcio professionistico
Cresciuto nella Romagna contadina degli anni ’20 e ’30, il suo talento lo portò presto sui campi professionistici: da giocatore militò in varie squadre, tra cui l’Atalanta, l’Inter e il Parma, distinguendosi come un centrocampista di buona visione di gioco e intelligenza tattica. Tuttavia, fu da allenatore che Fabbri lasciò il segno più profondo. Dopo le prime esperienze in panchina negli anni ’50, divenne uno dei tecnici più apprezzati del panorama italiano.

Gli anni d’oro in panchina
La svolta nella carriera di Fabbri arrivò con il Mantova, che guidò in una cavalcata leggendaria dalla Serie C alla Serie A, tra il 1957 e il 1961. Quella squadra, ribattezzata “il piccolo Brasile”, giocava un calcio brillante e moderno, guadagnandosi il rispetto di tutto il Paese e l’attenzione della Federazione. Nel 1962, infatti, Fabbri fu chiamato a guidare la Nazionale Italiana, succedendo a Paolo Mazza. L’esperienza alla guida degli Azzurri fu intensa e complessa: portò l’Italia alla fase finale del Mondiale del 1966, ma l’eliminazione a sorpresa contro la Corea del Nord segnò pesantemente la sua carriera. Fu un’uscita di scena amara, ma mai priva di dignità: Fabbri non si sottrasse alle critiche e difese sempre i suoi giocatori, dimostrando ancora una volta la sua statura morale.
Dopo la parentesi azzurra, Fabbri tornò ad allenare in Serie A con ottimi risultati. Sedette sulle panchine di Torino, Cagliari, Ternana, Pescara, Reggiana e soprattutto Bologna, con cui vinse la Coppa Italia nella stagione 1969-70.

Edmondo Fabbri insieme a Maldini, Trapattoni e Facchetti.

Fiero delle sue origini
Edmondo Fabbri non ha mai dimenticato le sue radici. Castel Bolognese lo ha visto nascere e crescere, ed è sempre rimasto nel cuore dell’allenatore. Tant’è che quando nessuno lo chiamava se ne stava in paese a coltivare le sue vigne.
Fabbri si spense l’8 luglio 1995, lasciando un grande vuoto nel mondo del calcio. Oggi, a trent’anni dalla sua morte, è giusto ricordarlo.

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