È certamente la principale notizia di volley mercato del momento: il decano degli allenatori imolesi Mario Sangiorgi chiude il proprio ciclo sulla panchina del Volley Castello, dopo tre stagioni in cui ha raccolto una promozione dalla Serie D alla C e due quarti posti consecutivi nella maggior categoria regionale.
Alla base della decisione, non risentimenti o problemi con il gruppo squadra e con la Società, bensì la valutazione sull’impatto del proprio lavoro sul progetto castellano dopo un triennio che, comunque, ha segnato la storia del club del presidente Natalia Monti, tornato su palcoscenici importanti e rilevanti in Emilia Romagna.
Coach Sangiorgi, però, non intende appendere le scarpe al chiodo, essendo affascinato dalle nuove tecnologie a supporto del lavoro dello staff tecnico e dalla possibilità di proseguire il suo costante lavoro di aggiornamento sul mondo della pallavolo: per ritrovarlo sui campi servirà «un progetto tecnico stimolante con obiettivi chiari e intriganti».
Coach Mario Sangiorgi hai chiuso il ciclo al Volley Castello: una promozione in serie C e due quarti posti. Può essere soddisfatto?
Credo che ci siano tre risposte: sono soddisfatto della crescita tecnica della ragazze e dei risultati in assoluto, perché il quarto posto dello scorso anno, da neopromosse, è stato un buon risultato, quest’anno no. Però, la motivazione per cui sono tornato in palestra era, innanzitutto, proporre un modo più moderno di allenare in cui i video, che sono la fonte di apprendimento più utilizzata dai giovani, avesse un ruolo importante e creare un approccio all’allenamento in cui le giocatrici fossero coinvolte con una maggior componente di partecipazione. Ad esempio lavorando su un certo tipo di attacco in una determinazione situazione, oppure adattando la difesa ad una determinata caratteristica dell’avversario. Purtroppo non ho avuto le risposte che aspettavo. Dal punto di vista dell’annata agonistica, sottolineo come in questa stagione il Volley Castello abbia incassato punti con tutte le prime in classifica, lasciando, però, anche punti per strada contro avversarie che occupavano posti nelle retrovie. In casa abbiamo perso solo una volta, al tiebreak 3-2 contro la capolista, ma abbiamo perso in trasferta su campi in cui le nostre competitor han trovato punti agevolmente. Io lo leggo come una incapacità di esprimersi sempre con la determinazione della squadra solida, quindi una carenza nell’approccio e nella mentalità. Creare queste caratteristiche è compito soprattutto dell’allenatore ed io non ci sono riuscito.
Una carriera che non ha bisogno di presentazioni, ricca di vittorie, promozioni e (qualche) battuta d’arresto: cosa le manca ancora?
Niente, la mia carriera è venuta da sola. Io sono un allenatore atipico, infatti non mi sono mai appoggiato a un procuratore eppure rifiutai la panchina di una squadra di A1 fresca finalista playoff scudetto nella stagione precedente. Ho sempre scelto situazioni che mi intrigavano, che mi stimolavano, sempre con un obiettivo che poi avrebbe portato il risultato.
Per il futuro la vedremo ancora sui parquet regionali?
Non ho chiuso con Castello per mancanza di voglia, né per disaccordi o altro. Se si presenterà una situazione stimolante tornerò in palestra, altrimenti andrò a vedere partite ed allenamenti, continuando il lavoro di aggiornamento che mi stimola e non ho mai lasciato indietro.