Il rombo dei motori, un calice di sangiovese e un piatto di pasta. Imola è nel cuore della Motor Valley, è vero, ma è altrettanto vero che la cucina romagnola non ha nulla da invidiare a nessun altro paese del mondo. Un binomio vincente? Assolutamente sì.
E questo la sanno bene anche i piloti, i tifosi, i giornalisti, i team e tutti coloro che gravitano intorno all’universo della Formula 1. Durante il giorno in pista o nel paddock a lavorare, mentre la sera ci si siede al ristorante per gustare le prelibatezze locali. Tra i ristoranti più apprezzati c’è senza dubbio Hostaria 900, che si trova proprio all’inizio di viale Dante e gode di una posizione privilegiata perché si trova a pochi passi dall’ingresso dell’Enzo e Dino Ferrari. Nel corso degli anni in tantissimi hanno fatto tappa nel ristorante di Orazio Galanti, proprietario del locale e grande appassionato di motori.
«Ogni anno aspettiamo con curiosità e un po’ di trepidazione le gare all’autodromo. Durante questi giorni non è tanto il numero di clienti a fare la differenza, ma il movimento che si crea. C’è un gran via vai per via dei lavori di allestimento e smontaggio, del traffico aumentato, dei giornalisti e, in parte, dei team. In realtà, i piloti e i team ufficiali escono poco, raramente li vediamo. Molto di quello che succede resta dentro al circuito.
Chi va alle gare spesso non viene fuori a mangiare, sono sempre impegnati e hanno ritmi molto serrati. Ma nonostante tutto, eventi come il Wec sono importanti: portano movimento e tengono viva la zona. Se non ci fosse stato il Wec, cosa avremmo fatto in quei giorni? Noi lavoriamo anche nei giorni festivi, siamo tra i pochi ristoranti aperti la domenica, e capita che la gente esca dall’autostrada proprio per fermarsi a mangiare».
Kubica, Pino Allievi e Capello, tutti pazzi per Hostaria 900
«In passato, sì, qualche personaggio famoso è passato da noi. Ma durante i giorni di gara, difficilmente i piloti si fanno vedere. Hanno vite molto impegnate, con allenatori, fisioterapisti, orari rigidissimi, e una dieta ferrea. Sono veri professionisti. Ricordo però un bel momento recente: i piloti della Ferrari del Wec, dopo aver battuto il record della pista, sono venuti a festeggiare nel mio ristorante. È stato il loro manager contattarmi per prenotare. Sono venuti con le loro compagne, è stato un bel momento. Ma è stata un’eccezione: normalmente, mangiano dentro il paddock, nei ristoranti riservati. I giornalisti invece li vediamo più spesso, specialmente quelli di Sky. Vengono magari il giovedì o la domenica sera, quando il lavoro rallenta. Alcuni li conosco da anni, come Pino Allievi o Ezio Zermiani. Zermiani era un tipo molto affezionato: appena arrivava, andava in cucina a cercare mia madre per chiederle la zuppa inglese o i tortellini in brodo. Era una persona autentica, alla buona.
Tra i piatti più richiesti dai visitatori ci sono i classici della tradizione: tagliatelle, tortellini, piadine. Fabio Capello, per esempio, viene spesso durante la Formula 1, invitato da Sky, e prende sempre le tagliatelle. Anche ex calciatori o personaggi dello sport passano ogni tanto, magari perché ne hanno sentito parlare da amici.
Per quanto riguarda il pubblico, la maggior parte dei clienti non è composta da piloti ma da tifosi, appassionati o accompagnatori. A volte qualcuno viene anche solo per mangiare, senza nemmeno entrare all’autodromo. Eppure, rispetto al passato, è tutto molto più chiuso. Oggi è difficile che qualcuno “famoso” venga fuori a mangiare liberamente.
Un ricordo particolare che ho riguarda Robert Kubica: quando fece il test segreto con la Ferrari, venne a mangiare da noi. Poi è tornato anche recentemente. Gli piacciono i tortellini in brodo. Ma, di nuovo, era in occasione di test, non durante i weekend di gara».
Formula 1, ma non solo…
«Parlando più in generale, lavoriamo meglio durante altri eventi rispetto alla Formula 1. Sembra un paradosso, ma è così. Durante il campionato italiano velocità, ad esempio, arrivano tantissime persone: piloti amatoriali, famiglie, amici. Sono eventi più “aperti”, più umani. Con la Formula 1 è tutto blindato: prezzi altissimi, accessi controllati, meno contatto con la città. Poi ci sono eventi come i test drive con supercar: le persone pagano anche 180 euro a giro per guidare una Lamborghini o una Ferrari. Sono momenti che attirano tantissima gente, anche solo per guardare. E anche per noi ristoratori sono occasioni di lavoro importanti. Certo, la Formula 1 ha un valore d’immagine enorme: va in onda su tutte le televisioni del mondo, mette Imola sotto i riflettori. Ma per la città, organizzare un Gran Premio ha dei costi altissimi. E non sempre si traduce in benefici diretti per chi, come noi, lavora sul territorio. Per fortuna ci sono anche altri eventi. Quest’anno, per esempio, ci sarà l’unica data italiana degli AC/DC proprio all’autodromo. Sono occasioni che portano migliaia di persone. È giusto che l’autodromo sia uno spazio polivalente. Non ci sono solo le corse: concerti, test, gare minori… tutto contribuisce a tenerlo vivo e utile per la città».