8, Luglio, 2025

D’Amore e non più d’accordo, l’allenatore lascia l’Imolese

Il tecnico si separa consensualmente dalla società dopo due anni e mezzo. Nell'articolo l'intervista rilasciata al nostro settimanale prima dell'addio

Si separano le strade tra l’allenatore Gianni D’Amore e l’Imolese Calcio. Dopo due stagioni alla guida della prima squadra, si chiude il percorso del tecnico sulla panchina in riva al Santerno. Insieme a lui, lasciano l’Imolese anche il vice allenatore Giampaolo Ceramicola e il preparatore atletico Federico Scaia. Il club ha voluto ringraziare pubblicamente lo staff tecnico per la professionalità mostrata e ha augurato a tutti i componenti il meglio per il prosieguo della carriera.

In un’intervista rilasciata al nostro giornale prima dell’addio al club, D’Amore ha tracciato un bilancio della stagione appena conclusa: «Un bilancio che reputo positivo. Lo dico da tempo che secondo me il sesto posto era tutto quello che potevamo raggiungere. Chiaramente si punta sempre a fare qualcosa in più, però bisogna essere obiettivi, più di questo era quasi impossibile. Siamo contenti di aver raggiunto questa posizione di classifica mostrando una buona proposta di calcio.
Una buona proposta, per di più messa in risalto dai tanti giovani schierati durante la stagione (che hanno portato, anche quest’anno, alla vittoria del premio Giovani D Valore: ovvero 50 mila euro, ndr). Non è così scontato!
Giocare a calcio con ragazzi molto giovani, che si affacciano per la prima volta alla categoria, è difficile. Un conto è proporre questa filosofia ai veterani e ai calciatori top, penso che le cose siano un pochino più semplici; un conto è farlo coi giovani, da cui tra l’altro si possono ottenere notevoli sorprese. Insomma non è stato facile conciliare i giovani, il bel gioco e la ricerca di punti per la classifica.

Prima di parlare di futuro, chiudiamo il bilancio del suo biennio qui all’Imolese. Ha qualche rimpianto?
No. Magari qualcosina a livello di punti in graduatoria, ma quello perché miro sempre a fare qualcosa in più. Ma per il resto credo che io e il mio staff abbiamo dato il massimo ogni singolo giorno, lavorando duramente e raccogliendo buoni frutti.

Gli appassionati imolesi, secondo lei, hanno apprezzato quanto visto sul campo in queste due stagioni?
Su questo speravo di fare meglio. È un po’ una nota dolente, ma credo che non dipenda né da noi, né da chi c’era prima, né da chi verrà dopo. Non so cosa serva a Imola per portare un più spettatori allo stadio. Noi purtroppo non siamo riusciti in quello che speravamo di fare. Anche nelle partite di cartello, se si tolgono tutti i tesserati del settore giovanile, il pubblico scarseggiava e questo mi dispiace.

E invece c’è qualche soddisfazione significativa che merita di essere raccontata?
La soddisfazione più bella è stata vedere i giocatori contenti di lavorare, mettendo in pratica quello che abbiamo proposto tutti i giorni. Poi è banale citare le vittorie più roboanti, che fanno sempre piacere, però da allenatore inorgoglisce stare a contatto con calciatori soddisfatti quando si è al campo.

Soddisfatti nonostante i mille problemi societari a cui l’Imolese sta ancora facendo fronte (ritardo sugli stipendi di prima squadra, staff e settore giovanile, solo per citarne uno, ndr)?
I giocatori sono stati bravi a non farsi deviare dalle problematiche esterne al campo, restando sempre concentrati sull’obiettivo. Ma il merito più grande va al mio staff, che lavorando durante tutti i giorni, è riuscito a motivare i ragazzi dal primo all’ultimo giorno.

Veniamo al futuro mister D’Amore. Voci, molto insistenti, la collocano in bilico tra un paio di panchine di Serie C e un paio di D. Cosa può dirci?
Sono voci, perché io non ho ricevuto nessuna chiamata e nessuna proposta da nessuna squadra. Le voci fanno piacere, non lo nascondo, però voci rimangono se non c’è nulla di concreto.

Cosa sente di aver dato tutto per questa società? Sente di aver aiutato il club a migliorare come filosofia e atteggiamento?
Penso solamente di aver fatto il mio lavoro, ma non credo di aver lasciato chissà cosa all’interno della società. Soprattutto spero di aver lasciato qualcosa ai miei giocatori. Vorrei che i ragazzi che ho allenato terminassero la stagione più ricchi, sia nel loro bagaglio personale che a livello di collettivo.

Ultima domanda: secondo lei di cosa o di chi ha bisogno l’Imolese Calcio per trovare un po’ di stabilità e, chissà, un giorno tornare tra i professionisti?
In questo club ci sono tanti piccoli aspetti e caratteristiche che possono favorire un ritorno nel professionismo. C’è sicuramente bisogno di stabilità. Chi è arrivato dopo la retrocessione dalla Serie C ha fatto e sta facendo un lavoro enorme sotto questo aspetto, ma di problematiche ce ne sono ancora troppe. D’altro canto ci sono anche tante note positive che andrebbero sfruttate maggiormente, basterebbe averne più cura. Penso al centro sportivo Bacchilega di cui ci vantiamo tanto – la casa della prima squadra e del nostro splendido settore giovanile – che però ha bisogno urgente di manutenzione e di interventi, senza i quali non si potrà continuare a fare calcio a un certo livello.

 

 

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