Un passato sui più importanti parquet della pallacanestro italiano e un presente all’Andrea Costa Imola. Il playmaker classe 1990 Giacomo Sanguinetti è senza ombra di dubbio il giocatore più esperto e carismatico del roster biancorosso. È l’uomo giusto per gestire quei finali di partita punto a punto. È quel cestista in grado di illuminare e fare la differenza grazie alla sua intelligenza tattica. E non è un caso se viene soprannominato professor Sanguinetti.
«Siamo partiti forti, eravamo tra le prime, ed eravamo molto entusiasti di questo.
Poi qualche sfortuna, io che mi sono fermato, si era rotto un po’ qualcosa, e sicuramente, come accade sempre, dopo le squadre iniziano a studiare meglio e a togliere certe soluzioni ai giocatori. In questo siamo andati un po’ in difficoltà, nel senso che a volte manca l’esperienza: se ti chiudono una soluzione, devi essere pronto a trovarne un’altra.
Essendo anche una squadra molto giovane, queste sono state un po’ le nostre difficoltà».
Una sfida fondamentale
«Ora abbiamo quest’ultima partita domenica, importantissima. Siamo molto contenti di essere arrivati a questo punto, sereni rispetto alle squadre dietro di noi, e pronti a giocarci l’accesso ai play-in. Sono partite che vanno affrontate con l’obiettivo di andare avanti. Spero che questa mentalità sia presente anche nella testa dei miei compagni, anche se non è facile, vista la situazione. Ma ti dico la mia: io voglio andare lì per vincere e per continuare il nostro percorso».
La resilienza di Sanguinetti
«Rimanere a lungo fermo ai box è stato pesante, sia fisicamente che mentalmente. Adesso ho ancora dei controlli da fare, ma è un periodo in cui mi sto sentendo bene, e sono contento di esserne quasi uscito. Quel periodo è stato duro: stavo a casa malato, guardavo le partite dal letto, e si perdeva. È stata davvero tosta».
Voglio rimanere, ma…
«A Imola mi sono trovato bene, è un ambiente bello. Ovviamente ci sono ancora tanti problemi che la società dovrà impegnarsi a risolvere, quello senza dubbio, perché comunque è una società che vuole ambire a tornare a certi livelli, a fare dei bei campionati.
Non può permettersi di vivere alla giornata, secondo me, è la mia opinione.
Comunque, a parte questo, è un ambiente molto bello, sia dal punto di vista della tifoseria, che è calda, sia del pubblico attorno alla squadra, che è molto passionale.
Quindi per un giocatore è sempre bello giocare in ambienti così. Detto questo, mi sono trovato bene anche con le persone all’interno della società. Ovviamente ribadisco il primo concetto: per fare una stagione intera, fatta bene, c’è bisogno di più solidità sotto quell’aspetto lì».
Uno sguardo al futuro
«Per quanto riguarda il prossimo anno, il contratto ce l’ho. La mia intenzione è quella di rimanere, però ovviamente, come dicevo prima, bisognerà fare un po’ di chiarezza in società, perché comunque è anche vero che questo è il nostro lavoro.
Alla fine ci siamo impegnati fino all’ultima giornata, come dei grandi professionisti, questo lo posso dire. Avendo un certo vissuto, non so in quanti avrebbero continuato così fino alla fine, senza mai mollare, anche durante gli allenamenti settimanali.
Questa è una cosa che ho visto io ogni giorno: magari il pubblico non la percepisce, viene alla partita e vede una squadra più demotivata, ma penso sia anche normale.
Perché comunque noi con questo stipendio ci viviamo. Quindi, se iniziano a esserci problemi economici, diventa difficile mantenere la serenità mentale. Il discorso è semplice: io vorrei rimanere, mi piace Imola, mi piace l’ambiente, ci sono tutte le carte in regola per farlo. Però ovviamente ho bisogno anche di garanzie economiche: se i soldi non arrivano, allora la mia permanenza non sarà così scontata. A sentire le voci, c’è molta fiducia, però io rimango prudente, perché conosco il mondo del basket. Faccio un po’ fatica a pensare che si risolvano i problemi in un attimo. Anche perché io ero venuto qua con delle garanzie da parte della società, ma alla fine la situazione è stata simile a quella degli anni scorsi.
Ne parlo tranquillamente, perché ormai penso che la situazione sia nota a tutti, ed è giusto dire certe cose».