Appunti in ordine sparso sul taccuino: zaino, caricabatterie, powerbank (non si sa mai). Messaggio di un’amica in pellegrinaggio sul Cammino di Santiago (ennesimo moto di balorda nostalgia): «Porta a Roma anche la mia preghierina per lui». Promemoria: chiamare don Paolo Ravaglia.
Stazione centrale di Bologna: caos da ponte del 25 aprile (oggi sono 80 anni dalla Liberazione, vietato dimenticare). Annuncio ritardo (ma guarda un po’): «I treni da Roma, Napoli, Salerno, Firenze potranno subire ritardi fino a 30 minuti per un guasto a un treno precedente sulla linea alta velocità». Direttrice nord, non mi riguarda (strano, ma vero). Caffè (non sarà l’ultimo). Gruppone di ragazzi, provenienza Asolo, tutti con mega zaino in spalla, cartellino Giubileo dei teenager (scrivere ragazzi no?) ben in vista: «Andiamo a Roma per Francesco». Dove passano loro non cresce più l’erba… Treno in orario.
Stazione di Firenze Santa Maria Novella: quattro giovani americane (avranno 20 anni o giù di lì), smartphone e immancabile cestino del McDonald’s in mano (e valigie più ingombranti di loro), salgono in carrozza. «Siamo in Italia per lo spring break (le vacanze di primavera tipiche degli USA). Non siamo cattoliche, ma Francesco sapeva toccare il cuore di tanti. Appena arrivate a Roma andremo subito a San Pietro per salutarlo». Domenica ripartiranno per la Costiera Amalfitana (hai capito!).
Roma, finalmente. Oggi più che mai caput mundi e ombelico del mondo. Termini è il solito crocevia (caotico) di persone. I giovani di Asolo, sbarcati da pochi minuti, si sono già uniti ad altri gruppi. Fanno presto a riconoscersi, grazie al cappellino verde (o alla maglietta) con la scritta peregrinantes in spem.
Messaggio a don Paolo: «Check-in a Casa San Giuseppe e poi muovo verso San Pietro». La risposta è immediata: «Vediamoci all’incrocio tra via della Stazione Vaticana e Via di Porta Cavalleggeri». L’obiettivo è raggiungerlo in un’ora, ma si rivelerà utopistico.
Per due motivi: uno tecnico (la chiave elettronica della camera non ne vuole sapere di aprirsi e questo ritarderà non poco le procedure). Uno logistico (quasi divertente, a posteriori). Ci sono due Casa San Giuseppe a Roma: una a Trastevere, non lontana da Castel Sant’Angelo. Una in via Iberia, a pochi passi da San Giovanni in Laterano, gestita dalla Procura generalizia delle Suore Francescane del Cuore di Gesù. Peccato sia dalla parte opposta della capitale… Peccato, soprattutto, averlo scoperto oggi.
Nel mentre, l’allerta della Protezione civile che informa della chiusura dell’accesso a San Pietro anticipata alle 17.
Cosi, insieme a don Paolo Ravaglia, siamo entrati in San Pietro e ci siamo ordinatamente messi in fila per raggiungere il feretro del papa.
Devo confessarlo, vedere così tanti fedeli, ordinati, rispettosi, tutto sommato silenziosi, incolonnati nella basilica per rendere omaggio a Francesco mi ha colpito nel profondo. E averlo lì, a pochi passi da me, quasi a poterlo toccare, mi ha emozionato. Credo davvero che il papa «venuto dalla fine del mondo» sia stato un dono di Dio. Come lo è stato, per me e per le migliaia di pellegrini che in questi giorni hanno raggiunto Roma, poterlo salutare e pregare per lui un’ultima volta. Ricordi ed emozioni che porterò nel cuore…

Uscendo dalla basilica, l’incontro inaspettato, ma gradito, con Lorenzo Zardi («stanco, ma infinitamente grato») che, con i giovani di Azione cattolica, si sta occupando in questi giorni del picchetto al feretro di Francesco. In via della Conciliazione fervono gli ultimi preparativi per il funerale di domani alle 10, mentre ancora tante, tantissime persone sono in coda per entrare in San Pietro. Qualche nuvola scura, che però non minaccia pioggia, cerca di coprire il caldo sole romano. Dagli altoparlanti di piazza Pia (dove sono stati montati i maxi schermi per consentire a più persone possibile di seguire le esequie del papa), si alza lieve il suono della canzone Le Nuvole di Fabrizio de Andrè: «Vanno, vengono, ritornano. E magari si fermano tanti giorni […] Vanno, vengono. Per una vera, mille sono finte. E si mettono lì, tra noi e il cielo…». Chissà, forse anche a Francesco sarebbe piaciuta.
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