C’era una volta un lughese in Serie A. E non uno qualunque. Valerio Spadoni, nato il 15 aprile del 1950 spenge 75 candeline, ma è giusto ricordare che è stato uno dei calciatori più promettenti della sua generazione. Una carriera, la sua, segnata da giocate di classe e purtroppo anche da gravi infortuni. Resta un esempio di talento puro che ha saputo brillare, anche se purtroppo per un tempo troppo breve, nei campi del calcio italiano. «Ho sempre avuto la passione per questo sport – racconta Valerio Spadoni -. Mi ricordo che da piccolo, come tutti i bambini, in quei tempi giocavamo nella parrocchia qui a Lugo. Abbiamo cominciato dando calci a un pallone in un piccolissimo campetto».
L’ascesa nel calcio che conta
Valerio ha iniziato la sua carriera nel Baracca Lugo durante la stagione 1967-1968 in Serie D, mettendosi in luce con dieci reti in 29 partite. Questo exploit gli è valso la corte dell’Atalanta, che lo ha ingaggiato nella stagione successiva all’età di 18 anni. Tuttavia, un grave incidente in auto gli ha impedito di esordire con la squadra bergamasca. Dopo il recupero, è tornato al Baracca Lugo, segnando dodici gol in 31 partite nella stagione 1969-1970. Successivamente, nel 1970, è passato al Rimini in Serie C, dove ha trascorso due stagioni gonfiando la rete per ben 15 volte nella prima e 14 nella seconda. Nel 1972, invece, su richiesta dell’allenatore Helenio Herrera, Spadoni è stato acquistato dalla Roma. Ha esordito con i giallorossi nella Coppa Anglo-Italiana, contribuendo con tre gol alla vittoria del torneo. Nel suo primo campionato di Serie A, ha segnato sette reti in 29 partite.
«L’arrivo a questi livelli non è dipeso da me, io non ci pensavo neanche però a un certo punto sono stato notato e la mia carriera è iniziata così. Il ricordo più bello è la soddisfazione di essere arrivato a giocare in Serie A nella Roma, quella è stata la gioia più grande della mia carriera. È stato il coronamento di un sogno. Quando sono andato a Bergamo ero molto giovane e quindi non ho fatto particolarmente fatica ad allontanarmi dalla mia città, mentre quando sono andato nella Capitale ho avuto la fortuna che mia moglie mi ha seguito e mi è stata accanto».
La forza di rialzarsi sempre
La sua carriera, tuttavia, è stata compromessa da gravi infortuni. Il primo è arrivato nel 1974, quando uno strappo al quadricipite sinistro lo ha tenuto lontano dai campi per quattro mesi. Il colpo più duro si è materializzato il 25 gennaio del 1976, durante una partita contro l’Inter, quando un contrasto con Graziano Bini gli ha procurato una lussazione al ginocchio e la lesione del nervo sciatico, ponendo fine alla sua carriera ad alti livelli. «All’età di 25 anni ho dovuto interrompere la mia carriera, adesso sono passati praticamente 50 anni. Per me il calcio non era soltanto un modo di esprimersi per arrivare ad alti livelli per l’orgoglio. Giocare a calcio mi piaceva moltissimo e soprattutto in quegli anni non si scendeva in campo per guadagnare dei soldi».
Tra fumetti e pallone
Dopo il ritiro dal calcio giocato, Valerio ha aperto una fumetteria a Lugo, dimostrando di avere una resilienza tale da reinventarsi con successo anche fuori dal campo. «Per svariati motivi ho aperto un negozio e sono andato avanti con questa attività per una trentina di anni. Non ho fatto nulla di particolare rispetto a quello che fanno anche tutte le altre persone. Ho fatto l’allenatore in delle squadre minori della zona per circa dieci anni, ma a un certo punto ho smesso perché c’erano troppe incompatibilità tra il modo di gestire i ragazzi e il mio modo di lavorare. Fare l’allenatore dalla Serie A fino alla D era anche bello perché ci si allenava di pomeriggio, mentre nelle categorie inferiori tocca allenarsi di sera ed è tutta un’altra cosa. Saltano fuori tanti problemi che alla fine ti portano a lavorare male e quindi io ho preferito smettere questo percorso verso i 45 anni».
Ricordi indelebili
«Ho un ricordo bellissimo di tutti i miei compagni di squadra che ho avuto. Chiaramente non ci sentiamo più, ma quando ci si incontra si fa ancora festa perché si ripensa al passato siccome abbiamo fatto tante battaglie insieme. Lo spirito di quegli anni non si cancella e questa è la cosa più bella».
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