16, Luglio, 2025

Un po’ di Lugo alla Mostra del cinema di Venezia: la regista Mariachiara Pernisa presenta il corto “René va alla guerra”

Sarà in concorso nella sezione Orizzonti. L'intervista

C’è anche un po’ di Lugo sul tappeto rosso della 81esima edizione della Mostra d’arte cinematografica di Venezia, che ha preso il via al Lido mercoledì 28 agosto. Tra i cortometraggi in concorso nella sezione Orizzonti, infatti, c’è anche René va alla guerra, la storia di un ragazzo che gioca al soldato nei boschi della Slovenia raccontata dalla regista lughese Mariachiara Pernisa, co-regista a fianco di Morgan Menegazzo e di Luca Ferri. «Ne sono molto lieta – commenta Pernisa -, soprattutto per il film».

Come siete venuti a conoscenza della storia di René?
Per caso l’estate scorsa, durante un viaggio in automobile che ci ha portato ad attraversare Slovenia, Austria e Ungheria. Durante una tappa dell’itinerario, in un piccolo paese della Slovenia, abbiamo incontrato il giovane René in tuta mimetica mentre simulava un attacco nemico. Da qui lo stimolo per riflettere su quanto il fare guerra possa effettivamente essere qualcosa di intrinseco all’essere umano oppure indotto.

Che cosa vi ha colpito della sua storia?
Senz’altro il vedere un bambino libero, curioso e pieno di entusiasmo – ancora capace di farsi coinvolgere dalla fantasia e felice di realizzare da sé i propri giocattoli – scorrazzare tra i boschi. In Italia, ma non solo, purtroppo capita sovente di vedere bambini sempre più piccoli, anche in età da passeggino, letteralmente ipnotizzati da dispositivi come tablet e smartphone, che sembrano così destinati a perdere la capacità di osservare, fantasticare, di rivoluzionare la realtà. Ogni bambino porta in sé questo potenziale, i genitori non dovrebbero mai dimenticarlo.

Com’è nata la passione per il cinema dietro alla macchina da presa?
Fin da bambina sono stata un’inguaribile osservatrice: l’immagine ha sempre avuto per me un potenziale misterioso ed evocativo che negli anni ho cercato di carpire attraverso dapprima il disegno e la fotografia e poi anche con l’immagine in movimento. Si tratta, a mio avviso, del mezzo espressivo più completo per indagare la complessità del reale, tanto da richiedere molto tempo e la collaborazione fra diverse competenze.

Qual è il suo rapporto con Lugo?
Sono e sarò sempre legata affettivamente a Lugo: vi ho trascorso tutta la mia infanzia, peraltro molto felice, e mi sono trasferita in Veneto proprio alle porte dell’adolescenza, quando avevo undici anni. Per cui, ogni volta che vi ritorno, e accade almeno una volta all’anno, per me si tratta di un vero e proprio viaggio sentimentale. Negli anni, nonostante diversi spostamenti, credo di aver sempre mantenuto quella spontaneità e quel modo divertito e romantico di prendere la vita, tipico dello spirito romagnolo.


© Riproduzione riservata

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