9, Luglio, 2025

Ferrovia Bologna-Castel Bolognese, nasce a Imola il Comitato NoViadotto

Il comitato «insiste affinché si prendano in considerazione alternative di percorso misto per bypassare Imola attraverso un tunnel sotterraneo»

Come già anticipato durante l’incontro del 12 giugno in municipio tra cittadini, Comune e Rfi, è nato a Imola il Comitato NoViadotto. Il portavoce protempore del comitato è Armando Martignani, uno dei cittadini che nelle scorse settimane ha consegnato al sindaco Panieri le 2024 firme per la modifica del progetto di quadruplicamento della linea ferroviaria Bologna-Castel Bolognese, raccolte nelle frazioni di Chiusura, San Prospero, Ortodonico e Casola Canina.
«Il Comitato NoViadotto, nasce per far sentire la voce dei cittadini, vigilare affinché si opti per il tracciato migliore, fornire osservazioni, dialogare con le istituzioni e gli enti coinvolti nella partita e collaborare con gli altri comitati cittadini», le parole con cui si presenta in comitato neocostituito.

«Ora più che mai dobbiamo mantenere alta la guardia ed evitare di trasformarlo in una guerra fra poveri: da un lato gli agricoltori che difendono il loro campi e dall’altro i cittadini che difendono le loro case» spiega Martignani nel comunicato in cui si annuncia la nascita del comitato. Il riferimento è alla quarta ipotesi per la ferrovia, quella in affiancamento alla linea esistente, che andrebbe a impattare su diversi quartieri e aziende della città di Imola (e nei comuni lungo la linea). Un’ipotesi progettuale che porterebbe alla demolizione di 72 fabbricati, fra cui 31 abitazioni e 41 immobili ad uso agricolo e industriale, e alla modifica di 23 strade (ne parliamo nel numero in edicola in uno speciale approfondimento).
In questo senso la convinzione del comitato è per favorire il percorso in affiancamento all’attuale linea ferroviaria, insistendo «affinché si prendano in considerazione alternative di percorso misto per bypassare Imola attraverso un tunnel sotterraneo come già applicato altrove».
Una soluzione che, certamente, costerebbe di più ma «rispetterebbe le esigenze della collettività essendo l’unica situazione in grado di evitare ecomostri e lacerare comunità, che accontenterebbe tutti, cittadini e agricoltori».

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