9, Luglio, 2025

Il cocchio dei vescovi di Imola. Tre secoli di storia

In ambito ecclesiastico italiano l’uso della carrozza si era rapidamente radicato in età moderna. Nel corso del secolo XVII divenne consueto per i cardinali e gli alti prelati viaggiare in carrozza, per gli indubbi vantaggi e comodità rispetto alla lettiga o al cavallo. L’impiego cerimoniale delle carrozze in ambito ecclesiastico perdurò più a lungo rispetto a quello civile, come è il caso anche delle carrozze utilizzate per le processioni della Madonna del Piratello.

Le carrozze dei vescovi di Imola in età moderna e contemporanea
“Quattro cavalli da carozza con li suoi finimenti doppii. Item due carozze fornite”. Con questa concisa menzione l’inventario del palazzo episcopale di Imola del 1607 testimonia per la prima volta l’esistenza di due mezzi di trasporto a traino animale a disposizione del vescovo diocesano, appartenuti ad Alessandro Musotti, che aveva retto la cattedra di san Cassiano dal 1579 al 1607.
La prima raffigurazione di una carrozza appartenuta ai vescovi imolesi risale al 1714. L’11 settembre di quell’anno il cardinale Ulisse Giuseppe Gozzadini, vescovo di Imola e legato di Romagna, su incarico di papa Clemente XI si recò a Parma a celebrare le nozze per procura tra Elisabetta Farnese, figlia di Odoardo duca di Parma e il re di Spagna Filippo V di Borbone. In una incisione coeva che raffigura il corteo nuziale sono riprodotte due carrozze del cardinale Gozzadini, due del seguito e dei familiari, una lettiga ed una sedia portatile del porporato.
I funerali del cardinale vescovo di Imola Gian Carlo Bandi, celebrati in cattedrale il 26 marzo 1784, videro sfilare il corteo funebre, dove “sfilano tre carozze dell’estinto e tre del Magistrato”. Il defunto porporato disponeva dunque di tre vetture, che forse ricomprendono il carrozzino cui accennano le fonti sopra citate. Il suo successore Gregorio Barnaba Chiaramonti, recandosi in visita alle autorità municipali il 23 agosto 1785, pochi giorni dopo il suo insediamento, vi giunse “col treno di due carrozze”. Da altre fonti è noto che ad Imola esistevano artigiani che si cimentavano in quegli anni nella riparazione e costruzione di carrozze, come i fratelli Canè e i fratelli Landi, oltre al già ricordato Poletti.
Anche nel secolo XIX i vescovi di Imola facevano uso abitualmente di carrozze.

Le carrozze dei vescovi di Imola per la Madonna del Piratello
Ordinariamente il trasporto della sacra immagine della Madonna del Piratello dal santuario ad Imola avveniva a piedi, seguito da numerosi fedeli, con sosta alla chiesa di Croce Coperta; allo stesso modo era ricondotta al Piratello al termine delle rogazioni. In caso di pioggia il tragitto diveniva difficoltoso per i fedeli e i portantini e rischioso per l’incolumità del dipinto. Con tutta probabilità fu questo il motivo che indusse i vescovi di Imola a mettere a disposizione le loro carrozze per il tratto di strada tra il Piratello ed Imola; analogo accorgimento fu adottato durante le processioni in città. È comprensibile che le carrozze non venissero utilizzate sempre, ma solo in caso di maltempo, dato che quel mezzo di trasporto era ritenuto meno solenne della processione a piedi sotto il baldacchino, come si è accennato nella prima parte della ricerca. Peraltro la carrozza del vescovo di Imola, che quasi sempre era anche cardinale, era la vettura più prestigiosa presente in città, e quindi la più adatta – o la meno inadatta – a supplire una processione. Per il medesimo motivo era sempre presente anche la seconda carrozza, prevista dal cerimoniale in presenza di un porporato.
La prima testimonianza di un trasporto in carrozza che ho potuto reperire nelle fonti risale al 1765, durante l’episcopato Bandi, ma è presumibile vi si fosse ricorsi anche in passato. Negli anni seguenti l’usanza di accodare alle processioni della sacra immagine le carrozze del vescovo si consolidò e divenne usuale al punto che le fonti vi si riferiscono incidentalmente, come ad un evento ovvio, che non richiede menzioni particolari.
Nel 1883, in occasione del quarto centenario dell’allocuzione della Madonna del Piratello, le due carrozze vennero restaurate. I programmi del 1914 per le feste del secondo centenario dell’incoronazione della Madonna del Piratello, pubblicati sul settimanale diocesano, specificavano che le due carrozze avrebbero seguito le processioni di ingresso in città e di ritorno al santuario. Prima delle rogazioni del maggio 1921 la sacra immagine venne trasportata in carrozza dal Piratello al duomo, forse a causa del tempo incerto.
Dopo la seconda guerra mondiale le carrozze furono nuovamente utilizzate durante le rogazioni della Madonna del Piratello in caso di maltempo.
Nel 1964 Giacomo Dal Monte Casoni, presidente della Cassa di Risparmio di Imola, fece acquistare dall’ambasciata americana in Roma una imponente Cadillac. Dopo numerosi lavori di adattamento, su progetto dell’artista Giovanni Vighi, venne realizzato un abitacolo con pareti di cristallo, idoneo a ricevere la sacra immagine in modo da renderla visibile a tutti durante il trasporto. Il primo ingresso della sacra immagine in Imola con questo nuovo mezzo di trasporto avvenne il 3 maggio 1964. Da allora le carrozze sono rimaste nelle rimesse del palazzo vescovile, insieme alle livree utilizzate da valletti e cocchieri.
Ricomparvero in occasione delle rogazioni del 1983, nel quinto centenario della allocuzione al pellegrino Stefano Mangelli della Madonna del Piratello. In quell’occasione i cavalli furono procurati da Romano Tellarini, presidente del Centro Ippico Imolese e da Angelo Mirandola.

Andrea Ferri

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