12, Luglio, 2025

Marino Basso, primo principe di Imola

Il ciclismo è come un libro. Ogni tappa una pagina da sfogliare, ogni trionfo un capitolo da leggere e fissare nella memoria. Il finale? A sorpresa come in ogni romanzo che si rispetti. Pochi avrebbero pronosticato il trionfo di Vittorio Adorni al Mondiale di Imola del 1968. Pochissimi, quasi nessuno in realtà, avrebbero scommesso su un successo di Marino Basso, quattro anni dopo, a Gap. Eppure Basso è andato a prendersi una vittoria incredibile, dopo una rimonta pazzesca, beffando sul traguardo il compagno di squadra Franco Bitossi che, i casi della vita, era arrivato secondo anche a Imola, quando il Giro d’Italia, per la prima volta, fece capolino sui Tre monti. Cinquant’anni dopo la sua vittoria sui saliscendi del Santerno, Marino Basso – che all’epoca era ancora un giovane di belle speranze che studiava come apprendista campione – apre il rubinetto dei ricordi…

4 giugno 1968. Per la prima volta nella sua storia il Giro d’Italia arriva a Imola. Dopo sei giri del circuito dei Tre monti, che di lì a poco avrebbe ospitato il Mondiale di ciclismo su strada, trionfa Marino Basso, in volata, davanti a Franco Bitossi.
«Ho ricordi bellissimi della tappa di Imola. Una giornata stupenda: il pubblico, il tifo, i tanti campioni che, all’epoca, affollavano la corsa rosa. Per me un qualcosa di indelebile. Sono passati tanti anni da quel giorno, ma ogni momento è stato speciale. I big, quel giorno, hanno lasciato strada agli sprinter e agli attaccanti e io sono stato bravo ad approfittarne, vincendo in volata su Franco». Le cronache dell’epoca, però, non risparmiarono critiche al futuro circuito iridato, definito troppo facile… «Critiche senza senso, a mio parere. Imola aveva qualcosa di speciale. La salita dei Tre monti non era mica una passeggiata, c’erano punte al 10, 11% di pendenza. Per il Giro dovevamo percorrerla sei volte, ma al mondiale sarebbero diventate 18, con quasi 300 chilometri di gara. Visto com’è andata, direi che si è dimostrato un percorso piuttosto selettivo!».

Quattro anni dopo Adorni, toccò a lei conquistare il titolo mondiale a Gap, in Francia. Basso primo, Bitossi beffato negli ultimi metri di gara. Il suo compagno di nazionale non la prese benissimo…
«Non mi parlò per alcuni mesi… Eppure, a tre giri dalla fine, ero io ad aver forato. E nessuno si fermò ad aspettarmi. Né Bitossi, né tanto meno Gimondi, che pure era mio compagno di squadra e di stanza alla Salvarani. Fu Colnago, con la sua ammiraglia, ad aiutarmi a sostituire la gomma. Io venivo da un grande Tour de France, ero convinto di poter vincere. Non mi sono lasciato prendere dal panico e, pur senza gregari, sono riuscito a rimontare. A due giri dalla fine, scattarono Guimard e Zoetemelk. Franco li inseguì, li raggiunse e tentò la fuga in solitaria. Ma, proprio all’ultimo giro, Merckx iniziò a tirare al massimo per riprenderlo. Bitossi, che pure si presentò sul rettilineo finale in testa, si piantò negli ultimi metri, in leggera salita. Io, che in volata andavo veramente forte, lo superai proprio sulla linea del traguardo. Per lui fu una brutta botta. Ma io ho fatto il mio gioco, non ho rubato niente».

Marino Basso, a destra, con “il cannibale” Eddie Merckx

Potete trovare l’intervista completa a Marino Basso nello speciale di 16 pagine dedicato al Giro d’Italia in edicola con Il nuovo diario messaggero.

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