12, Luglio, 2025

«Non lasciamo morire il movimento giovanile emiliano romagnolo»

«Hanno vinto tutti. Non solo De Bod – che talento il ragazzo! – ma tutti i 29 “reduci” delle Strade Bianche». E anche la Placci 2013 può festeggiare un’edizione di successo. Del resto, con Marco Selleri di mezzo, ogni gara è garanzia di qualità. «L’organizzazione è stata, come sempre, impeccabile – prosegue il vulcanico patron del sodalizio mordanese -. Dal punto di vista sportivo, mi ha fatto piacere vedere gli italiani andare forte, pur senza l’acuto finale. Hanno dimostrato di avere qualità e carattere. Il vento, quest’anno, ha dato filo da torcere, specie nei tratti di sterrato. Si sono visti tanti ritiri, tante forature, tanti interventi dell’ammiraglia. Sembrava davvero di essere tornati indietro nel tempo, uno spettacolo!».
Peccato solo che, in una terra come la Romagna, che da sempre respira ciclismo, vive il ciclismo, fossero pochi gli appassionati lungo il percorso. «È un bel problema… Nella nostra regione sono migliaia i cicloamatori, ma tutti molto egoisti. Partecipano alla loro garetta, alla gran fondo di turno, ma non si scomodano certo per venire a vedere le corse degli under 23. Così, a Imola, ci ritroviamo con un solo corridore tra i dilettanti (Filippo Bedeschi, all’ultimo anno nella categoria, ndr) e in una squadra che rischia seriamente di non essere nella start list del prossimo Giro d’Italia».

Uno spettacolare passaggio delle ultime Strade Bianche – Foto ISOLAPRESS

Un problema di cultura, insomma. «Il grosso del pubblico viene da altre regioni. Anche alle Strade Bianche, gli spettatori al traguardo arrivavano per lo più da Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige e Toscana. Pochi, pochissimi dall’Emilia Romagna. In una terra che ha il ciclismo nelle vene, questo fa male. Pensare che, chiusa la categoria allievi, un ragazzo di 17, 18 anni sia costretto ad “emigrare” fuori regione non ha un senso».
Quale la soluzione, allora? «Per fortuna a Bologna è nata, giusto pochi mesi fa, una squadra under 23 (la Biotraining Cycling Team, ndr). È solo uno spiraglio di luce alla fine del tunnel, certo, ma è bello che ci sia qualcuno che investe sui giovani e sulla loro crescita. Vuol dire che non ci rassegniamo. È uno stimolo ad impegnarsi ancora di più, così da impedire che il movimento giovanile emiliano romagnolo muoia». E allora perché Marco Selleri, che di esperienza e di voglia ne ha da vendere, non crea una sua squadra under 23? «Marco Selleri non ci pensa proprio (lapidario!). Marco Selleri non può organizzare corse e gestire un team. Sai che caos ne verrebbe fuori. Mi farebbero tutti la guerra».

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