12, Luglio, 2025

Ciao Giro, ti porto via con me…

“Via, via vieni via con me”. Magari, caro Conte! Per me il Giro d’Italia finisce qui, ma mi porto dentro le emozioni di due giornate indimenticabili. La carovana rosa riparte, Vicenza l’aspetta. Si spengono i riflettori su Imola, dopo due giorni trascorsi a respirare ciclismo e passione, ad emozionarsi per la vittoria di Zakarin o per lo scatto di Contador sui Tre monti.
C’è un tiepido sole su piazza Matteotti, gremita fin dalle primissime ore del mattino. Musica, animazione per i bimbi (più o meno giovani), un po’ di sano fashion e tanta bellezza. Sì perché il Giro d’Italia è sinonimo di bellezza. Bellezza per le emozioni sportive che regala, ma anche per tutto ciò che lo circonda.
Alle 11.05 arriva il Trofeo senza fine. Gli “ooooh” della piazza sono sì per il simbolo della gloria, ma soprattutto – che c’è di male? – per la meravigliosa madrina, rigorosamente in rosa, che lo accompagna verso il podio firma. Uno dopo l’altro sfilano i corridori. Per ognuno di loro c’è un applauso o un coro di incitamento.
Mi sposto su viale Dante. È lì che voglio “toccare con mano” Contador e Aru. Passa Formolo. Lo fermo un attimo, giusto il tempo di una pacca sulla spalla e di una parola: «Nettarine». Davide capisce, strizza l’occhio, alza il pollice e va verso il raduno di partenza.
Ecco Contador! La folla è in delirio. Viale Dante e via Mazzini sono un’unica grande marea colorata. Il campione spagnolo rallenta, si gode la festa, stringe mani, batte cinque e poi prosegue verso la piazza, scortato dai suoi compagni di squadra.
È mezzogiorno, 20 minuti alla partenza. Finalmente arriva la maglia bianca: Fabio Aru è il beniamino del pubblico, si divide il tifo da stadio con Contador. Sorride, anche se ieri, per un attimo, se l’è vista brutta. Lo spagnolo, con quello scatto sul Frassineto, ha fatto vedere, una volta di più, di che pasta è fatto.
Via, via! Non c’è più tempo. Corro verso il duomo. Da lì vedrò il carosello dei corridori in marcia per il chilometro 0 della Cefla. Ai bordi della strada, sulla via Emilia e in via Bughetti, è un continuo susseguirsi di rosa. Il Giro è il Giro. Scappo verso via Garibaldi, giusto in tempo per veder sfilare l’auto di inizio corsa. Anche il mio direttore è sul portone del palazzo vescovile. Non vuole perdersi lo spettacolo. Lo saluto, mi “imbuco” nello studio dell’avvocato Campagnoli: la vista è super. Un suono di sirena, un rombo di motori e poi… Eccoli che arrivano. “It’s wonderful, it’s wonderful”. Svoltano l’angolo, accompagnati da un lungo applauso. Vanno verso la Rocca. La carovana si allontana sempre più, fino a scomparire dalla vista: “Good luck my baby”, direbbe Paolo Conte.
Così, in un attimo, scorrono i titoli di coda sul mio Giro d’Italia 2015. Non lo nego: mi dispiace davvero. Il cielo sembra capirlo e, in un secondo, si rabbuia. Un tuono in lontananza, poi un altro. Comincia a piovere. La corsa rosa è partita per altri lidi. E io me ne torno a casa. Ciao Giro, “ti porto via con me”. Ci rivedremo presto!

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