23, Luglio, 2025

Serve aiuto per scoprire il senso delle cose – Don Leonardo Poli

Sto seguendo con molto interesse il dialogo epistolare che ha suscitato nei social la lettera di Anna, studentessa del liceo. Manifestando il disagio suo e di tanti ragazzi, che non si può imputare appena agli insegnanti perché sono certo che tanti di loro abbiano a cuore la crescita dei loro alunni, Anna ha lanciato una provocazione che non può trovarci indifferenti o in difesa, ma aperti a un sincero e schietto confronto perché è giusto lasciarci mettere costantemente in discussione.

Dobbiamo avere il coraggio di riconoscere che una delle tragedie del nostro tempo è la carenza di educazione. Non possiamo rivendicare solo la “buona educazione comportamentale”. Siamo forse la prima generazione di adulti che vive in modo così drammatico il problema della tradizione, cioè della consegna da una generazione all’altra di un patrimonio di conoscenze, di valori, di positività. Di una esperienza vissuta della positività della vita. Purtroppo se dimentichiamo, o neghiamo, che la vita ci è data come dono, non da possedere e manipolare a proprio piacimento ma di cui stupirci e apprezzare, non ne capiremo mai il gran “Mistero“ che è. Ormai si sta stravolgendo tutto: amore = possesso; libertà = faccio quel che mi pare senza risponderne a nessuno; l’altro = un estraneo da usare o da cui difendersi. Questa confusione svela che viviamo come orfani, privi di un padre che ci introduca al senso e al valore del vivere, soggiogati da ideologie spacciate per opportunità, che stanno sempre più prendendo possesso dei desideri e della volontà dei nostri ragazzi. Oggi tanti ragazzi non sono carenti di competenze, ma non sanno a cosa servono, che senso abbia studiare, imparare, perfino vivere.

Oggi servono uomini che aiutino a scoprire il senso unitario delle cose: perché valga la pena vivere, gioire, soffrire, diventare grandi e fare una famiglia, migliorando così la società. Abbiamo un enorme bisogno di adulti in grado di risvegliare nei giovani le grandi domande sulla vita, testimoniando la certezza di una risposta positiva e aiutandoli a scoprire il valore prezioso che essi sono. Una ragazza scriveva di sé: “Chi sono io? Posso dare solo i miei dati anagrafici.”

E un’adolescente che tentò il suicidio disse alla madre: “Mi avete dato tutto, ma non l’essenziale”. Un altro, in questi giorni, mi ha scritto una cosa su cui sto molto riflettendo: “La scuola è impostata su un innaturale neutralismo che annulla ogni valore, ci formano come buoni tecnici, bravi specialisti ma io ho l’esigenza di diventare un uomo vero”. Se a un ragazzo, per crescere bene, serve un villaggio, ad un adulto serve una tribù per tenere vivo nel cuore la passione per la vita.

Dico queste cose non per un desiderio utopico, ma per l’esperienza affascinante che condivido con educatori, insegnanti, genitori e tanti giovani. Non serve l’università per imparare questo; serve solo l’esperienza di uomini che si mettono in gioco insieme seguendo punti di luce e di speranza per la propria vita. Questa è l’unica eredità che possiamo lasciare ai nostri giovani. Dobbiamo essere grati ad Anna per avere dato voce alla domanda di senso che c’è nel cuore dei ragazzi come in quello di noi adulti, spesso soffocata tra mille incombenze e preoccupazioni. Ascoltiamolo.

Don Leonardo Poli, prevosto della Collegiata di Lugo


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