«Non è ancora un’inaugurazione ufficiale» come spiega il titolare Eugenio Iannella, ma da oggi il Civico 25 – Il gusto dell’inclusione apre le sue porte a Castel Bolognese.
Il progetto è ormai noto: un ristorante/pizzeria in cui dare a persone con disabilità la possibilità di lavorare e di potersi costruire indipendenza e inclusione.
Inizialmente l’inaugurazione dei nuovi locali di via Papa Giovanni XXIII n.444 era prevista per la simbolica data dell’1 maggio, festa di San Giuseppe Lavoratore, ma per gravi motivi famigliari di Iannella era stata rinviata. «Inizia il cammino di un sogno: vedere i nostri ragazzi con disabilità esprimere se stessi con tutta la loro gioia, la loro passione, la loro immensa umanità – scrive Iannella -. Loro non aspettavano un locale. Aspettavano un abbraccio, un ritorno, un segno che la luce non è scomparsa. Quando sono tornato al Civico 25, mi hanno accolto con le lacrime agli occhi […] Domani inizieremo. Ma la vera festa, la vera inaugurazione, sarà quando anche la nostra Francesca starà meglio».
Un’idea nata dal vissuto di Iannella
Il progetto ha a che fare da vicino con il vissuto del pizzaiolo Iannella: «Quando avevo 15 anni mia madre mi disse di essere incinta e che avrei avuto un fratello – racconta -. Mi disse che Vittorio era down, però, solamente otto mesi dopo la sua nascita. Fin da quando ho cominciato a lavorare come cameriere, a circa 17 anni, ho iniziato a pensare anche al futuro di Vittorio. .
Nel 2020 Eugenio viene licenziato a seguito delle restrizioni che il Covid impone ai locali pubblici. Nonostante tutto, lui e sua moglie aprono Civico 25 il 20 giugno dello stesso anno, e per resistere alla pandemia si evolvono, da bar/pizzeria al taglio prima in hamburgeria, poi in pizzeria di qualità. L’alluvione del 16 maggio 2023 sommerge la nuova attrezzatura, consegnata il giorno precedente. E mentre Eugenio sta firmando il contratto per un nuovo locale al riparo dall’acqua, suo fratello Vittorio gli telefona per confidargli la difficoltà in cui si trova a causa della malattia del loro padre. «Quando abbiamo chiuso la chiamata, mi sono ritornati alla mente i pensieri che facevo da ragazzo e mi sono detto che avrei dovuto portare mio fratello qua (la famiglia Iannella è originaria di Pordenone, ndr) e aiutarlo a superare le sue difficoltà. Non mi interessava più di me stesso, volevo fare qualcosa per le persone con disabilità. Volevo dedicarmi completamente a loro».
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