Durante le ultime amministrative a Lugo è sorta a più riprese una critica da parte dell’elettorato, traducibile in una frase: «I toni di questa politica sono troppo bassi». E post elezioni, nei consigli comunali convocati da giugno allo scorso 20 marzo, non sono mancati episodi di convergenza tra maggioranza e opposizione, con uno stile spesso pacato e civile anche nella diversità di vedute. «Ben venga!» – si potrebbe pensare -, per un mandato amministrativo che sia più di contenuto che di conflitto. Eppure rimane quel sentimento espresso dai cittadini in tarda primavera, che si presume nascere da un desiderio diffuso e nemmeno circoscritto solo a quei mesi. Come se in politica ci fosse la necessità impellente di continui colpi di teatro. È quindi carente la politica o è cambiato ciò che l’elettorato si aspetta da essa?
Nel merito, consapevole che ogni paragone con la Prima repubblica oggi risulti svilente, il confronto con quegli anni fa comunque riflettere. Berlinguer, Almirante, Giolitti, De Gasperi hanno partorito frasi rimaste incise nei cuori, divenute slogan. Mentre oggi la politica è solo slogan. I dibattiti televisivi, non a caso un tempo molto meno frequenti, sono prova di quanto il singolo esponente non basti più. I talk show hanno bisogno di vari ospiti che possano generare o essere indotti a una lite, che è ciò che attira l’ascoltatore. Se un tempo la calamita dell’elettorato erano le idee e il carisma, la saldezza di ideali, il temperamento di chi le pronunciava, ora la differenza la fanno i decibel.
Per questo credo che il dialogo che si sta consolidando tra le forze della politica lughese, nel lungo termine, possa essere un valore aggiunto, oltre che un esempio. Una moderazione che sia tale nei toni senza essere mai omologazione, anzi che sia dirompente e divisiva, ma con le parole.
Qui nessuno nega – tutt’altro – il crollo di levatura dei politici (e quindi della politica), ma forse una presa di coscienza è doverosa anche tra noi elettori. A fronte di una classe dirigente nazionale che rincorre il like e nella quale è sempre più difficile riconoscersi, se anche sul piano locale, dove veramente la politica può ritrovare un senso profondo, la mancanza di diverbi e litigi diventa un problema, cosa possiamo pretendere?
Jacopo Ronchi
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