8, Luglio, 2025

Scuole, baluardi di socialità – Jacopo Ronchi

Per un ragazzo poche domande sono asfissianti quanto il più classico dei «Cosa vuoi fare da grande?». Per un giornalista è invece pensiero ostinato il futuro del proprio impiego. E allora potrete comprendere la (positiva) inquietudine che incalza chi, per di più giovane, approccia all’universo dell’informazione. Perché di fronte al progressivo disuso della carta stampata, al radicamento dei social e all’incremento di velocità di tutto quanto ci circonda, il ragionamento sul rischio della professione è legittimo e attualissimo.
Il mondo del giornalismo è obbligato a una serie di riflessioni che devono originarsi dal coinvolgimento dei più giovani. E sia maledetta la retorica. I vari canali di comunicazione, il proliferare quasi incontrollato di fonti di notizie, la netta differenza generazionale impongono un coinvolgimento reale e fattivo, non ideale. Anzi, aggiungerei “fisico”. Il che significa uscire dai locali e dalle sedi tradizionali del giornalista per entrare nei loro luoghi, nei luoghi dei ragazzi. Nelle scuole, anzitutto, baluardi di socialità, dove sorgono gli interessi e i più giovani si attivano e si aprono al nuovo.
In questo senso, tra l’altro, gli istituti superiori di Lugo – Polo tecnico professionale e Liceo – sono esempi virtuosi. Ogni anno l’elezione dei rappresentanti degli studenti (quattro per scuola, che diventano membri dei relativi consigli d’istituto) coinvolge migliaia di ragazzi in un grande e propedeutico atto di democrazia partecipativa, oggi molto meno popolare tra gli adulti. E di norma mensilmente, nell’Aula magna dei rispettivi edifici scolastici, i rappresentanti organizzano le cosiddette assemblee d’istituto. In orario di lezione, con buona pace dei professori attanagliati dal rispetto della programmazione didattica. Ironia a parte, queste assemblee sono momenti di pura comunità, di aggregazione, condivisione e confronto, votati agli argomenti più disparati. Dalla musica alla geopolitica, dall’orientamento universitario al giornalismo. Tema del quale, quest’ultimo, Il Nuovo Diario Messaggero è stato invitato a trattare nelle assemblee di febbraio di entrambi gli istituti, integrando l’elenco di attività strategiche che da tempo il settimanale svolge sul suolo diocesano.
Non negherò che ciò che ho notato – gli interventi ascoltati, la curiosità, l’attenzione, l’alto grado di partecipazione – non solo mi porta a scrivere quanto sopra e a schierarmi una volta di più contro la narrativa di chi descrive i giovani d’oggi svogliati e senza ambizione, ma mi ha caricato di una buona dose di speranza. Come ex liceale, ma soprattutto come ragazzo e come giornalista.

Jacopo Ronchi


© Riproduzione riservata

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