9, Luglio, 2025

Disegni sulle vetrine sfitte di Imola, «per far emergere lo spopolamento commerciale delle città»

Nella mattinata del 29 dicembre i disegni apparsi accanto ai molti cartelli "Vendesi" o "Affitasi" del centro hanno attirato l'attenzione dei passanti. Abbiamo intervistato l'artista Freak of Nature

Alba del 29 dicembre, domenica. Imola, ancora un po’ assonnata, si risveglia. I più mattinieri vengono colti di sorpresa: mentre tutti dormivano, qualcuno era stato silenziosamente all’opera, decorando le vetrine dei tanti negozi sfitti in centro con i disegni stilizzati, in varie tonalità di verde, delle canne di bambù. Accanto, in ordine sequenziale, la numerazione: “sfitto n.1, sfitto n. 2”… e cosi via. Partono le ipotesi, “un censimento ad opera del Comune” o che altro?

Si tratta invece delle segnalazioni ad opera di Freak of nature, nome d’arte di una street artist nativa della Brianza, in Lombardia, da anni residente nel Veneto, studio e laboratorio a Vicenza. L’abbiamo contattata, quasi inseguita telefonicamente, poiché in quei giorni era all’opera in altre città della Romagna, forse anche disturbandola dopo notti che aveva trascorso nel lasciare i suoi simboli sulle vetrine delle città dei dintorni. Normalmente Freak opera nel suo studio, lavora con e per aziende di arredamento e non solo, gallerie ed esposizioni.
Ci ha raccontato di queste operazioni notturne nelle città, operazioni alle quali si dedica periodicamente da quattro anni, spinta dal desiderio di «rendere visibili situazioni che sono ben evidenti nelle città, ma a quanto pare non a tutti – spiega la street artist -. Un modo per parlare di crisi economica, di cui i negozi sfitti sono un’evidente testimonianza, sperando di allargare il discorso anche alla crisi culturale, e a crisi ancor più serie. Mi sono sempre occupata di temi sociali, di abusivismo edilizio. La vostra è stata la ventottesima città a cui mi sono dedicata, in Romagna la terza dopo Ravenna e Forlì, seguita da Cesena e Rimini».

Freak of nature arriva nei vari centri durante il giorno, fa una passeggiata, si rende conto delle situazioni, e la notte entra in azione con alcuni collaboratori, armata di pennelli e vernici. Mai avuto noie, nessun controllo? «No, solo in una città emiliana mi sono imbattuta in una pattuglia, ma non ho avuto grossi problemi. Nelle mie scorribande ho notato la quasi totale mancanza di sorveglianza notturna nei centri. Anche a Imola non ho incontrato né persone né tanto meno pattuglie di alcun genere».

Tra bambù e numerazioni, Freak si rende conto delle tante e tante vetrine vuote nelle città (ne ha identificate ormai una trentina, per un totale di oltre 2700 vetrine segnalate), dei cartelli Vendesi o Affittasi che pullulano ovunque: «L’idea della città deve cambiare, non solo a Imola ovviamente: non si potranno riavere i negozi di un tempo, non si riapriranno tutte le attività come potrebbero essere, ma le situazioni devono prendere una svolta diversa. Di certo certe scelte, come i tanti supermercati, non aiutano, provocano anzi il rallentamento di quelle che potrebbero essere le soluzioni per ridare vita ai centri. I numeri delle attività chiuse con relativi negozi vuoti sono davvero preoccupanti. Incontro spesso anche scuole, librerie, cinema e teatri chiusi… Ad un certo punto la tendenza dovrà cambiare. Occorre riflettere su ciò che sta accadendo in tante città, sono troppi gli spazi vuoti che portano poi al degrado, lo spopolamento delle attività non è positivo per la vita stessa delle città. Va portato all’attenzione dei cittadini, ma soprattutto delle amministrazioni e delle associazioni di categoria, questo fenomeno dello spopolamento commerciale identitario, che necessita di urgente riflessione sociale e dialogo costruttivo. Vorrei credere nei giovani, ma certe scelte politiche non hanno aiutato a renderli pensatori liberi».

Freak of nature, perché questo nome d’arte? «È il nomignolo che mi diede mia madre appena nata, ‘anomalia della natura’, forse alla nascita non le ero parsa così bella. Ormai il mio nome è Freak per tutti, quando mi chiamano con il mio vero nome quasi non mi riconosco».
Perché il bambù? «Il bambù è un simbolo in tutte le filosofie e culture, ha una forza che si crea ma non si spezza, è simbolo di forza e costanza, il bambù cresce ovunque. Aggiungo una cosa: da qualche città in cui ho disegnato i miei bambù i proprietari del locali ‘sfitti’ mi hanno fatto sapere che i miei disegni avevano attirato l’attenzione di qualcuno che magari di quel locale sfitto non si era mai accorto, lo hanno notato per via dei bambù e hanno deciso di prenderlo in affitto! Quindi lasciare il disegno può essere positivo, e sarà un piacere, al momento di un nuovo affitto, poter cancellare con un colpo di spugna bambù e numerazione del negozio… non più sfitto. Uso soltanto vernici all’acqua non inquinanti, lavabili semplicemente con una spugna bagnata, nessun timore per chi si è trovato i miei disegni sulle vetrine!».
Quante le vetrine vuote prese in considerazione a Imola? «Un settantina nel solo centro storico, quindi i negozi vuoti nella vostra città sono certamente molti di più. In qualche caso non sono intervenuta poiché ho trovato serrande abbassate, e non potevo avere la certezza che si trattasse di negozi vuoti».


© Riproduzione riservata

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