9, Luglio, 2025

Una vittoria e tre sconfitte – Andrea Ferri

Gli esiti delle elezioni regionali 2024 permettono alcune riflessioni.
La vittoria arride in modo schiacciante (copyright Elena Ugolini) a Michele de Pascale, candidato del centrosinistra, che raccoglie oltre il 56% dei consensi, contro il 40% della sua rivale. Avendo partecipato poco più del 46% degli aventi diritto, significa che de Pascale è stato scelto da circa il 25% degli elettori e quindi non scelto dal 75%. Ma questo è il sistema di tutte le democrazie: chi vota decide, chi non vota delega la decisione a chi vota.
La prima sconfitta è propria questa: la scelta dei governanti della nostra regione affidata a una minoranza di elettori, mentre solo poco meno di cinque anni fa aveva partecipato oltre il 67% degli aventi diritto, cioè due emiliano romagnoli su tre.
La seconda sconfitta è Elena Ugolini e la regia della sua campagna elettorale, condizionata da un errore strategico palese e segnalato in corso d’opera da esponenti nazionali dello stesso centrodestra. Una candidata civica, politicamente nuova, di alto profilo e attrattiva, non può declinarsi in uno stile comunicativo in gran parte modulato sulla narrazione dei partiti di destra della sua coalizione.

Ma al contrario deve presidiare la zona di confine tra le due fazioni, cercando di captare con argomenti pacati e consoni gli elettori indecisi, che di solito si collocano al centro tra i due schieramenti, ponendo in evidenza le proprie capacità di governo e di leadership, senza aggressività e invettive, senza sottrarsi al confronto: Guazzaloca docet.
Nella nostra regione brandire argomenti e stili destrorsi risulta respingente, non accattivante per chi non è di destra. Per dirla in modo semplice: i partiti di destra attirano gli elettori di destra, per vincere occorre attrarne altri. Altrimenti ci sono travasi di voti interni alla coalizione, ma non nuovi arrivi, al contrario fuoriuscite di voti, come è avvenuto in questo caso.
La terza sconfitta, potenziale, è legata alla prima: ancora una volta la scelta del presidente della Regione è caduta su un esponente dell’esclusivo ceto politico locale che si autoperpetua da decenni, prospettando di proseguire per un altro lustro l’approccio pervasivo di chi, avendo da sempre governato l’Emilia Romagna, inevitabilmente tende a saturare o almeno a privilegiare in ogni ganglio amministrativo e sociale una prassi di governo che anche solo per forza di inerzia tende a limitare, condizionare ed emarginare ogni realtà non conforme, scavando un solco sempre più profondo tra la realtà e la turris eburnea del governo regionale. E questo senza nulla togliere alla capacità, dinamismo ed esperienza di governo del nuovo presidente.
Se deciderà di rompere questo schema se ne avrà presto un riscontro con la nomina degli assessori e soprattutto con i vertici delle strutture amministrative regionali.
Andrea Ferri

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