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Da cittadina imolese mi piace vedere Imola bella, in ordine e che si presenti nelle sue vesti migliori (e ne ha tante) per gli imolesi e per i turisti. Una di queste è senza dubbio Palazzo Sersanti: un nostro gioiello del XV secolo, il cui portico è “deturpato”, a mio parere e non solo mio, dalla bancarella espositiva di libri. Quella struttura, ora aperta per poche ore alla settimana, occupa stabilmente il portico storico, coprendo e penalizzando con la sua presenza la vista di vetrine molto curate, che su esso si affacciano. Questi pensieri già da tempo li avevo maturati e gli interventi comparsi sulla stampa locale, che parlano del “caso delle arche della cultura” mi stimolano a tirarli fuori. Personalmente ritengo che esse siano inadeguate ad occupare lo spazio di esposizione in cui si trovano: il portico del palazzo rinascimentale di Palazzo Sersanti. Mi sembra che taluni vogliano far passare l’idea che, chi si schiera per mantenere in loco quelle bancarelle, si muova a difesa del valore della cultura, ritenendo gli altri “afflitti da superficialità e ignoranza storico-culturale”. No, io proprio perché do valore alla cultura, mi schiero perché quel contenitore trovi altra collocazione. Si liberi il porticato e si restituisca all’edificio del ‘400 la vista della sua facciata rinascimentale nella sua interezza.
Da insegnante in pensione, iscritta al Fai, amante dei libri e dei Beni culturali, la mia posizione non è certo dettata dall’estetica dei contenitori, che da anni racchiudono i libri, ma dalla convinzione che, da sempre, siano stati fuori posto. La struttura invade lo spazio di un monumento artistico che fa la storia della città, nominato in primis in tutte le guide turistiche e non permette a chi viene a Imola di ammirare il Palazzo Sersanti nella sua interezza. Cordialmente
Maria Rosa Marri
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