17, Luglio, 2025

Don Leo Commissari, una lettera dalla missione. Nell’anniversario della sua morte una messa a Croce Coperta

Lo ricordiamo attraverso un suo scritto del 1982, una lettera indirizzata a don Gigino Savorani

Il 21 giugno ricorre il 26esimo anniversario della morte di don Leo Commissari, ucciso tragicamente nella favela dell’Oleoduto di São Bernardo do Campo, dove stava esercitando il suo ministero sacerdotale da circa venti anni come missionario fidei donum. La Diocesi di Imola lo ricorderà con una messa venerdì 21 alle 18.30 nella chiesa di Croce Coperta.
Lo ricordiamo attraverso un suo scritto del 1982, una lettera indirizzata a don Gigino Savorani, a quell’epoca direttore del Centro missionario diocesano. Da qualche anno era iniziato il Progetto Chiese sorelle tra le Diocesi di Imola e Santo André, e don Leo era parroco a São Geraldo, nella città di São Bernardo do Campo. Ci pare che questa lettera rifletta lo stile della sinodalità a cui ci richiama costantemente il papa in questi ultimi anni. Lo scritto è tratto dal libro: Il cammino del cuore – lettere nella storia, ancora disponibile presso il Centro missionario.

«Immersi nel tessuto vivo di questo popolo tentiamo di vibrare con lui, sentire con lui, conoscere la sua sofferenza, la sua speranza, la sua gioia, il suo umore e la direzione della sua ricerca. A partire da questa identificazione cerchiamo di starci dentro con un cuore e una mente diversi, fatti nuovi dall’incontro che abbiamo avuto con il Signore nella Sua Chiesa che ci ha mandati qua. Diventa allora un cammino pieno di difficoltà che, se a volte ci impressionano o ci spaventano, normalmente però ci stimolano a cercare soluzioni nuove e creative alla luce del Vangelo al quale abbiamo giurato fedeltà eterna come Gesù. Sentiamo in questo cammino la necessità sempre più urgente di una preghiera reale che scaturisce dall’incontro con il Signore presente nella storia di questo popolo. È una preghiera che a volte diventa tanto difficile che riesce ad esprimersi appena come un desiderio sofferto. Altre volte è come un vento soave che accarezza il cuore e ti fa sentire felice come un bambino nel grembo della madre. È così che, tenacemente uniti nella Parola del Signore e nella celebrazione dell’Eucaristia, cerchiamo di esprimere questo segno di fraternità che ci richiama continuamente ad essere noi fratelli per poter dire a tutti quanti che pure loro lo sono. È quindi una costante sfida alla nostra fede e un invito continuo alla nostra conversione. Una nuova esperienza sta sorgendo in questi giorni in mezzo a noi».

Centro Missionario Diocesano
© Riproduzione riservata

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