Raccontare storie di vita anche settimane dopo l’alluvione, per non relegare quelle giornate di incessanti precipitazioni a evento estemporaneo e limitato nel tempo. Florian Marusca, 52enne originario della Romania e residente a Castel del Rio da 22 anni, è uno dei tanti agricoltori duramente colpiti dalle frane dello scorso maggio.
Con i suoi 11 ettari (più altrettanti in affitto), tutti a Castel del Rio, guida un’azienda di pochi dipendenti ma capace di raccogliere mediamente tra i 200 e i 300 quintali di marroni annui, almeno fino a qualche settimana fa. «I castagneti sono ridotti a un deserto – afferma Marusca -. I danni maggiori sono stati causati dalla caduta di un insieme di materiali come sassi, legna e pioppi di grandi dimensioni, che si sono riversati sui campi e che ancora ne ricoprono gran parte». Un danno ancor più rilevante se si considera la natura della coltura in questione. «I marroni sono colture decennali – spiega -, non paragonabili a vigne, peschi o altre. Se anche decidessi di ripiantarli oggi, avrebbero bisogno di anni e anni per portare frutti».
Nell’intervista completa che trovate nel numero del nostro settimanale in edicola da giovedì 20 luglio, Marusca ci ha raccontato di sé e dei suoi castagneti. Le ingenti perdite, gli auspicati ausili e lo sguardo al futuro, conteso dal pensiero di un ritorno a casa, che l’agricoltore vorrebbe però evitare. Se vuoi saperne di più, leggi l’articolo completo nel numero del nostro settimanale disponibile in edicola e in edizione digitale arricchita!
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