9, Luglio, 2025

Abbracci e duetti

In un colloquio con il giornalista Paolo Bricco, pubblicato sul Sole 24 Ore della scorsa Pasqua, il cardinale Gian Franco Ravasi, prefetto emerito del Pontificio Consiglio per la Cultura, afferma: «È sempre più difficile il dialogo in una realtà fluida, vischiosa e conflittuale. Lo vedo con il Cortile dei Gentili. Il multiculturalismo non ha funzionato. Il politeismo dei valori ha portato al sincretismo o al fondamentalismo. Io credo nell’interculturalismo. Non può esserci sempre il duello. Il duello è cosa diversa dal duetto, che è preferibile dal punto di vista culturale, spirituale e umano».
Attuando una semplificazione molto accentuata, per multiculturalismo si può intendere un approccio politico alla gestione di società culturalmente diverse, che implica il riconoscimento delle culture dei gruppi di minoranza e l’adattamento delle leggi per permettere loro di aderire alle proprie credenze e pratiche culturali. L’interculturalismo è invece un processo educativo intenzionale, che deve essere progettato dagli educatori per rispondere alle esigenze formative della società d’oggi.
Senza volere entrare nel dettaglio di un dibattito che impegna da tempo non solo politologi, giuristi e sociologi, ma senza trascurare le implicazioni profondamente rilevanti dell’approccio multiculturale (sulla base di questo principio si devono quindi ammettere ad esempio poligamia, infibulazione, segregazione delle donne?) l’applicazione del modello interculturale presuppone però una conoscenza e padronanza dei temi oggetto del duetto evocato dal porporato: per eseguire un duetto i due cantanti devono conoscere testi, musica e spartito. La conoscenza dei contenuti della fede e della vita della Chiesa sono indispensabili per dialogare e interagire con altre fedi e culture. Certo, poiché le idee camminano con le persone è fondamentale che i rapporti con le persone siano buoni: aperti, leali, amichevoli, caritativi. L’abbraccio che si pratica per ritrovarsi interi, secondo l’aforisma di Ada Merini ricordato da Bricco nell’articolo, è la condizione necessaria per l’interculturalità, ma rischia di non essere sufficiente.

Andrea Ferri


 

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