Università e Osservanza sembrano più lontane. Per lo meno dopo che il bando di gara per l’assegnazione dei lavori di ristrutturazione dei quattro padiglioni dell’ex manicomio destinati a diventare un campus universitario è andato deserto. Ma a fare notizia non è tanto (o meglio non solo) l’esito dell’appalto, quanto le modalità che hanno portato a tale esito.
A gennaio 2020, poche settimane prima dello scoppio della pandemia, il progetto di riqualificazione dell’Osservanza è pronto. Direttore dei lavori è l’architetto Mario Giberti. I quattro padiglioni interessati sono il 17 e il 19 (dove si realizzerà la residenza universitaria), il 6 e l’8 (aule e relativi servizi). Fondazione e Con.Ami, alle quali spetta il compito di finanziare i restauri, si impegnano per 2 milioni di euro a testa. All’Alma Mater, invece, tocca la parte relativa agli arredi. Una cifra, all’epoca, stimata in poco meno di un milione di euro.
Tutto è pronto, dal Comune è già arrivato il via libera. Non resta che procedere al bando per l’assegnazione dei lavori. Bando che spetta all’Università. In pochi mesi, sei al massimo secondo le stime, potrebbe arrivare l’assegnazione. Ma qui si blocca tutto. Vuoi per la pandemia, vuoi per l’aumento dei costi delle materie prime dovuto agli effetti del superbonus, fatto sta che di quel bando non si ha notizia per quasi due anni. L’architetto Battista Tortorella è responsabile unico del procedimento (rup) per la gara d’appalto, e l’ingegnere Alberto Braschi è dirigente dell’area edilizia e logistica dell’Università.
Passano i mesi ed ecco che, il 21 dicembre 2022, compare il bando di gara sul sito dell’Università di Bologna. La scadenza prevista è il 15 febbraio 2023. Nel frattempo Braschi si è stabilito all’Università di Camerino (in qualità di direttore generale), mentre Tortorella (ora a Torino) è stato sostituito da Monica Pagnetti nel ruolo di rup. Sostituzione che, altro particolare, è avvenuta dopo la pubblicazione del bando.
La cifra? 5,9 milioni di euro, soggetti a ribasso d’asta, e 660 giorni di tempo per la realizzazione dei lavori decorrenti dalla data del verbale di consegna. Quindi un milione di euro in più rispetto a quanto previsto nel progetto originario. Significa che la ditta che garantirà l’offerta tecnico-economica migliore (e più vantaggiosa) si aggiudicherà l’appalto. Alla scadenza stabilita non è pervenuta alcuna offerta e la seduta di gara del 20 febbraio 2023 è andata deserta.
Ma la vera domanda è: perché è andata deserta? E soprattutto: perché da Con.Ami e dalla Fondazione – così come dall’Alma Mater del resto – nessuno ne ha dato comunicazione?
Alla prima domanda è tutto sommato facile rispondere: il combinato disposto di superbonus e aumento dei prezzi delle materie prime ha fatto sì che le aziende potenzialmente interessate, già piene di cantieri (e di spese), non si siano sentite di imbarcarsi anche in questa impresa. Alla seconda domanda, invece, è più difficile dare risposta.
© Riproduzione riservata