La carica di oltre 86mila fan sta per riversarsi sull’autodromo di Imola per l’attesissimo ritorno di Vasco Rossi in autodromo. C’è chi è al primo concerto, chi segue il tour tappa per tappa, chi è arrivato con la propria tenda già da cinque giorni. Per qualcuno sarà un concerto amarcord: fan di lunga data, che ben ricordano la prima esibizione di Vasco in autodromo, il 20 giugno 1998, in occasione della prima edizione dell’Heineken Jammin’ Festival.
Come Andrea Martini, organizzatore di eventi, che ai tempi lavorava al centro giovanile Ca’ Vaina: «Impossibile dimenticare quella serata. Come centro giovanile avevamo un nostro spazio all’interno del festival per presentare i gruppi locali e vendere le loro musicassette. Nacque subito una bella collaborazione tra chi organizzava il festival e le realtà locali, come il Comune e Ca’ Vaina, che anche nelle edizioni successive ci consentì di avere un nostro palco in cui i ragazzi potevano esibirsi durante il giorno. Tornando a quel 20 giugno del ’98, rimanemmo spiazzati dalla quantità di gente che arrivò in autodromo. Il concerto lo vidi dalla Rivazza, in cima alla collina. Ricordo ancora l’emozione della marea umana che riempiva l’Enzo e Dino Ferrari, gli accendini accesi, migliaia di persone che cantavano all’unisono. Per lo stesso Vasco quello fu un concerto importante, che lo consacrò come artista di massa».
Il rocker di Zocca è poi tornato a Imola, tra gli ospiti dell’Heineken Jammin’ Festival, nel 2001 e nel 2005.
In molti hanno sperato in un ritorno di Vasco, tanto che il 18 giugno 2019 l’associazione Up and Down ha riunito alla Rivazza alcune migliaia di fan per intonare insieme Albachiara e chiamare il Blasco a Imola. Probabilmente la tappa imolese era già nell’aria: pochi mesi dopo è arrivato l’annuncio ufficiale.
«Decisi – ricorda Chiara Benni, architetto imolese, che ha vissuto per anni a New York – di acquistare il biglietto per la data del 2020 in autodromo insieme a tre amiche che, come me, vivevano negli States. Il concerto sarebbe stato per tutte e quattro l’occasione per una vacanza in Italia». La pandemia ha cambiato i piani e anche la vita delle quattro ragazze. Tre sono rientrate in Italia e una è rimasta a New York, chiedendo la cittadinanza.
«Lei – racconta Chiara – sarà l’unica che non riuscirà a essere presente il 28 maggio, perché ha ricevuto la convocazione per giurare davanti alla bandiera americana. Con le altre due, invece, ci rincontreremo a Imola. Il concerto sarà l’occasione per rivederci e ritrovare quella che per anni, a New York, è stata per me come una famiglia». Un pensiero, quando il sole calerà e si accenderanno le luci sul palco, andrà sicuramente al 20 giugno del ’98: «Di quel concerto ricordo la felicità e la fraternità della gente nel pubblico. Per una sera eravamo tutti amici e tutti ci muovevamo all’unisono. Se rivedo i video mi sembra quasi di guardare uno stormo di uccelli, sembra una gigantesca coreografia non preparata».
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