9, Luglio, 2025

Un 25 aprile per tutti

Don Orfeo Giacomelli, compianto parroco di Massa Lombarda dal 1970 al 1994, aveva scelto di partecipare alle manifestazioni del 25 aprile, sfilando in corteo con l’abito talare e salendo sul palco insieme ai rappresentanti di istituzioni e forze politiche. Questo non certo perché fosse in alcun modo corrivo con l’ideologia comunista imperante nella parrocchia e nonostante tale scelta gli avesse attirato critiche di alcuni parrocchiani, ma perchè era consapevole della necessità per il mondo cattolico di riaffermare il contributo decisivo da esso dato per liberare l’Italia dalla dittatura fascista e dall’occupazione militare nazista, contrastando il tentativo del partito comunista italiano di assumere il monopolio della resistenza.
Le vicende postbelliche italiane hanno palesato il rischio concreto e terribile di un tentativo attuato dapprima con la forza, poi con la lotta politica di instaurare anche in Italia una dittatura comunista innervata nel regime sovietico russo.
Il crollo del muro di Berlino del 1989 ha scongiurato definitivamente (?) quel rischio, ma non ha portato alla necessaria esplicita condanna di quella ideologia dittatoriale, lasciando permanere una serie di riflessi condizionati, retropensieri e posture culturali che generano situazioni, prese di posizione e scelte di campo apparentemente incomprensibili, se non cogliendo in filigrana le radici perniciose di quella mancata esplicita condanna.
Le peripezie verbali del presidente nazionale Anpi (associazione nazionale partigiani italiani) sui temi della guerra di aggressione in Ucraina, non sono che l’ultimo palesarsi di una situazione irrisolta: il riconoscimento della natura ideologica, quindi innaturale, quindi non vera del comunismo, i cui epigoni russi odierni non fanno che perpetuare l’apodittica e perversa logica: noi possediamo la verità, e quindi chi la contrasta può essere solo un pazzo da internare in manicomio o un nemico da distruggere.
Infine è davvero significativo che di tutti gli appellativi attribuiti a Putin da media ed esponenti politici – zar, dittatore, autocrate, nazista – nessuno abbia evocato quello da cui discende il suo agire di oggi e di ieri: comunista, ex solo in apparenza.

Andrea Ferri


 

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