La toponomastica imolese rende un tributo a due donne della Imola del secolo scorso: la serva di Dio Elena Rocca e la scrittrice-partigiana Renata Viganò, autrice del celebre romanzo L’Agnese va a morire.
A loro saranno dedicate due strade in Pedagna, ancora non aperte al traffico, situate all’estremità sud di via Rosa Luxemburg: quella in direzione ovest sarà dedicata a Viganò, quella in direzione sud a Rocca (vedi foto sotto), come si legge nella delibera approvata dalla giunta comunale imolese. Un modo per valorizzare «il contributo delle donne al progresso civile, politico, sociale e culturale e di promuovere una politica di genere» nella toponomastica.
Elena Rocca, una vita a servizio degli altri
Nata nel 1893 a Balìa nel territorio imolese, Elena Rocca è settima figlia di famiglia molto devota, conduce una vita ritirata e dedita alla preghiera: nel 1907 guarisce in maniera inspiegabile da una gravissima malattia per cui era stata ricoverata in ospedale, in merito alla quale i medici avevano perso ogni speranza di guarigione. Dal 1916 riceve particolari doni spirituali e nel 1918 si prodiga per aiutare i malati di influenza spagnola, di cui è anch’essa vittima il 1° gennaio del 1919. Contava appena 25 anni e 3 mesi d’età. Suo fratello don Rocco Rocca fu sacerdote e canonico parroco della cattedrale di Imola. Riposa al cimitero del Piratello, sotto lo sguardo di una statua della Vergine, a cui fu particolarmente devota in vita.
Le donne nella Resistenza nei libri di Renata Viganò
Renata Viganò, nata a Bologna nel 1900, con la famiglia nel dicembre 1943 arrivò Imola da sfollata. I suoi scritti Le donne e i tedeschi, Le donne e i fascisti, Le donne e i partigiani, furono pubblicati sul giornale clandestino «La Comune» nel 1944.
Finita la guerra, la Resistenza e la condizione delle donne restarono centrali nella vita della Viganò. Nel 1949 scrive la sua opera più famosa: L’Agnese va a morire, che vinse il Premio Viareggio nello stesso anno. Alla Resistenza s’ispirò per altri due testi: Donne nella Resistenza, del 1955, omaggio alle donne antifasciste bolognesi, e Matrimonio in brigata, del 1976. La raccolta di racconti Mondine, del 1952 è, invece, la sintesi di un’inchiesta svoltasi tra maggio e giugno 1951 durante la campagna di monda in Lomellina: l’opera fu dedicata a Maria Margotti. Ancora oggi Viganò vive nella memoria di Bologna e nei luoghi ad essa vicini che le hanno dedicato monumenti, giardini, vie; il Liceo bolognese “Galvani” le ha intitolato la sua sala insegnanti. Nel 1976 il regista Giuliano Montaldo trasse un film da L’Agnese va a morire.
