L’episodio chiave risale a metà dicembre 2017, quando un bambino aveva raccontato alla mamma «La maestra ha dato una “testolata” a una compagna», mimando il gesto della mano nella nuca e della testa sbattuta contro il banco. Da lì sono partite le indagini su una maestra lughese di 57 anni, alla quale nei giorni scorsi il pm Cristina D’Aniello ha recapitato l’avviso di conclusione indagini per maltrattamenti aggravati su bambini di tre e quattro anni in una scuola materna statale di Conselice.
Secondo l’accusa la donna avrebbe maltrattato negli ultimi due anni ben dieci bambini di due classi diverse attraverso vessazioni fisiche e psicologiche, strattonandoli e facendoli oggetto di rimproveri ingiustificati e sproporzionati.
Nella prima fase di indagini la Procura aveva fatto mettere per 15 giorni le telecamere nella scuola, che però non avevano registrato particolari anomalie anche perché la maestra in quel periodo era spesso assente. Poi però, nonostante la donna avesse scoperto di essere indagata per le sue condotte, nel 2018 si sono presentati dai Carabinieri altre mamme e papà che riportavano un disagio evidente dei loro figli nell’andare a scuola. Così le telecamere sono tornate alla materna tra il 5 novembre e il 4 dicembre 2018, facendo salire a dieci il numero dei bambini coinvolti dai metodi maneschi della 57enne. Per l’insegnante il Pm aveva anche chiesto il mese scorso l’emissione di una misura cautelare, rigettata alla luce della riqualificazione delle accuse. Ora la maestra potrà eventualmente chiedere di essere sottoposta ad interrogatorio.
La maestra della scuola dell’infanzia di Conselice era da circa 10 anni in cura al Sert, che dal 1998 era a conoscenza delle sue dipendenze da sostanze stupefacenti. Nell’ultimo periodo la 57enne stava seguendo una terapia a base di metadone e antidepressivi, ed era sottoposta a controlli mensili.
In giornata, l’assessore all’istruzione del comune di Conselice, Carlo Bertocchi, ha rilasciato una dichiarazione in cui invita i cittadini «a non fare processi su Facebook o nelle piazze: non diamo il cattivo esempio, non fomentiamo odio, non sostituiamoci agli organi preposti, siccome non abbiamo né i mezzi, né la conoscenza dei fatti per poterlo fare». L’assessore, che ha sottolineato come al Comune non sia stato comunicato nulla essendo la scuola coinvolta una statale, ha ribadito come «oltre al rispetto dovuto a chi in una faccenda può soffrire, cerchiamo di portare rispetto anche al decoro della nostra comunità, evitando di seminare sempre la prima cosa che ci passa per l’anticamera del cervello come se fosse la verità scolpita su pietra».