9, Luglio, 2025

San Cassiano non sia un patrono d’altri tempi

La festa del Patrono della diocesi e della città di Imola è occasione opportuna, anzi doverosa, per riflettere sulle comuni prospettive e responsabilità, alla luce dei cambiamenti da decifrare e delle sfide da raccogliere.
Un primo tema di riflessione è offerto dal crescente peso della componente più recente e giovanile della popolazione che risiede nell’area imolese: gli immigrati, in seno ad una popolazione autoctona sempre più anziana, vanno aiutati ad integrarsi completamente e sollecitati a contribuire al bene comune. Un secondo tema, in apparenza più legato alla cronaca politica che alla storia, ma da non sottovalutare per le sue implicazioni sociali, è identificabile nel tramonto della cultura e del potere della Sinistra, che non soltanto aveva governato ininterrottamente la città negli ultimi settant’anni, ma aveva anche precedentemente espresso una figura di rilievo nazionale come Andrea Costa. Un terzo tema potrebbe essere l’emergere della vocazione turistica dell’area imolese e di tutto l’entroterra romagnolo, da intendere non in senso commerciale ma culturale. Possediamo infatti un patrimonio monumentale, artistico, economico, gastronomico, paesaggistico capace di attrarre visitatori e anche residenti, a partire tanto da Bologna quanto dalla Riviera romagnola, mantenendo la storica Via Emilia come asse portante.
Che cosa possiamo offrire noi Imolesi di valido e non effimero ai giovani, agli stranieri, ai turisti? Non certo una figura stereotipata di Martire, eroe di una fede ormai incapace di attrarre e coinvolgere anche a costo di turbare: ma un’identità solida perché dotata di radici profonde. Come sappiamo, esse risalgono all’epoca romana e alla crisi rappresentata dalle persecuzioni imperiali; si prolungano nell’impero bizantino e nell’insediamento delle popolazioni germaniche; hanno conosciuto uno sviluppo autonomo nell’epoca comunale e signorile, con una nuova fioritura spirituale a metà dell’Ottocento. Non va sottovalutato infatti il dinamismo di un vescovo come Giovanni M. Mastai Ferretti, che seppe cogliere i fermenti, ma anche gli esiti problematici, del movimento risorgimentale.
Oggi Imola mi appare ad un bivio: o diventare semplicemente periferia metropolitana, o consolidare la propria identità romagnola, rilanciando con l’agricoltura il metodo cooperativo, la cultura, l’ospitalità e la coesione sociale. Per questo, prego e invito a pregare fervidamente san Cassiano, auspicando che egli non rimanga un patrono di altri tempi, anche se condiviso con tante altre comunità sia italiane sia del Centro Europa; sia invece intercessore efficace per questo nostro tempo, coinvolto attivamente perché conosciuto, apprezzato, valorizzato.
Mons. Tommaso Ghirelli – Vescovo di Imola

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