Partendo dalle interviste sui giovani apparse in questo giornale possiamo avere un piccolo quadro su di loro nella nostra diocesi. Se ne sentono tante sui giovani eppure la piccola esperienza che mi è stata data di vivere, attraverso questo servizio diocesano, afferma che siamo in perfetto trend con tutto il mondo ecclesiale occidentale. Con un punto in più a nostro favore: a Imola di realtà per i giovani ce ne sono tantissime e variegate. Segno della presenza dello Spirito Santo. Anzi la difficoltà è coordinare questi fuochi. Saranno i giovani a far crescere la Chiesa e a farla rinascere attraverso la loro vivacità, esperienza e novità. I più grandi (incluso il sottoscritto) avranno solo il compito o di rimanere bloccati sulle loro idee finché avranno vita, oppure assecondare la loro voglia di vita dei giovani. Compresi i rischi ed errori.
Dopotutto Gesù stesso ha rischiato con Pietro (che giovane di età non era, ma lo era per esperienza di fede). Tanti rischi, tanti errori, tanta pazienza e tanto perdono. Estraggo tre parole per riassumere il mondo giovanile ecclesiale emerso dalle interviste.
I giovani raccontano di essere ascoltati nell’incontro con qualcuno. È un dato estremamente importante. E da tenere conto (forse l’unico). I giovani ci sono. Nella Bibbia è esattamente il contrario: Dio Padre è sempre presente, e va a cercare il grido del semplice che non sempre emerge nella vita quotidiana. Ma quando queste due libertà si incontrano accade l’impossibile.
Così la seconda parola è rinascita da un buio o fatica o dalla superficialità. C’è gente che rinasce! Questo genera speranza, un fatto entrato nella tua vita, nella tua carne. Tutti i ragazzi raccontano di una bellezza e gioia. Non di un evento o banale momento, ma di un gusto che è entrato nell’esistenza e lo accompagna. Un gusto da ricercare, un gusto da testimoniare e donare. La terza parola non è evidente nelle interviste ma la leggo tra le righe intravedendo le esperienze che incrocio con loro. Sappiate che c’è un mondo di carità verso gli altri. Oserei la cartina tornasole o il frutto maturo di un cammino personale.
Educatori, catechisti, animatori, capi, adulti, capicoro, aiutanti …. Ci sono tante iniziative dove i ragazzi si spendono e questo grazie alla Chiesa. Sono presenza che neanche i soldi possono tappare o sostituire. Il Papa ci chiede se amiamo Cristo, se gli diamo del Tu. Non tocca a me giudicare o verificare le risposte dei giovani. Posso dire che con questo terreno c’è una buona possibilità di far nascere una nuova foresta. Con tutti i rischi che Dio stesso vuole correre. Diamo credito ai volti allora. Qualcosa è già rinato!
Don Samuele Nannuzzi – Direttore Ufficio diocesano per la pastorale giovanile