Leo è il settimo di otto figli. Adolescente, frequenta il circolo “Silvio Pellico” (…). L’atmosfera che pervade il circolo, gli insegnamenti che ne derivano, unitamente all’esempio del padre impegnato nella vita sociale e religiosa e alla stessa famiglia, forgiano in Leo una spiritualità vivace e irrequieta, che si esprime in un grande desiderio di intessere amicizie e di essere disponibile, quasi in attesa inconscia di qualcosa o qualcuno che soddisfi il suo bisogno di dare e di darsi. Divenuto sacerdote, nel 1969 parte, assieme ai coniugi De Santis, per Itapetinga, una zona del Nord-Est del Brasile nello stato di Bahia chiamata “il triangolo della fame”. Qui rimane sei anni insieme ad altri due sacerdoti. Formano così una piccola comunità di evangelizzazione operativa; è un fatto nuovo, scrive don Leo agli amici, che alcuni preti abitino insieme e con loro una coppia di sposi che non siano parenti. (…) I sacerdoti si suddividono i compiti e don Leo sceglie di svolgere la sua attività pastorale nell’ambiente di periferia, tra i poveri e i diseredati per condividerne la vita e capirne i bisogni. (…) La sua esperienza lavorativa d’adolescente, il lavoro faticoso e l’impegno sociale del padre hanno certamente contribuito a sviluppare in don Leo la comprensione e la condivisione del modo di essere dei poveri, che si esprime anche con la scelta di un lavoro manuale di carattere agricolo, per provvedere insieme con i suoi compagni alle necessità della loro comunità familiare. (…) Scrive don Leo: “Ci sembrava che questa esperienza di lavoro fosse importante per far capire alla gente che noi lavoravamo per la Chiesa, non per interesse nostro ma per servire”. Terminata questa prima fase di vita missionaria nel 1976, Leo ritorna in Italia con la chiara intenzione di ripartire. (…) Sorge in lui l’idea di elaborare un progetto missionario diocesano con dei precisi obiettivi, finalizzati a migliorare la vita di coloro che nei paesi come il Brasile si trovano a dover lottare quotidianamente contro difficoltà inaudite per la pura sopravvivenza. L’annuncio del Vangelo deve trasformarsi in servizio per coloro che sono emarginati ed esclusi dalla società. (…) Nel 1978 ha inizio, così, un rapporto di collaborazione missionaria tra la diocesi di Imola, rappresentata da tre sacerdoti, don Leo, don Nicola Silvestri e don Sante Collina e quella brasiliana di Santo André, nella quale si trova Sao Bernardo. (…) Tre sono gli obiettivi di promozione umana: una vita nuova per 800 bambini con attività di scuola e doposcuola; piccola sanità nella terra di nessuno con il progetto farmacia; e infine creare dignità con l’avviamento al lavoro attraverso la formazione professionale dei giovani. (…) L’impegno di don Leo è soprattutto quello di salvare i giovani dal pericolo della droga e da altre devianze, dando loro ideali significativi e promuovendo progetti alternativi di formazione professionale. La lotta è dura, colma di tensioni. Chi gestisce il potere non vuole lasciare spazio alla luce della vita in tutte le sue dimensioni, economica, sociale, religiosa. L’uomo non deve sollevare gli occhi da quel mare di fango alla ricerca dell’infinito.(…) Il 21 giugno 1998 don Leo Commissari, responsabile della pastorale nella diocesi di Santo Andrè e direttore della scuola professionale, sostenitore e difensore della dignità e libertà umana, fu ucciso da ignoti nella favela dove risiedeva.
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