16, Luglio, 2025

Nel Corpus Domini si tocca e si sente il corpo di Gesù

Domenica 3 giugno, nel monastero di Castel Bolognese, santa messa alle 7.30 ed esposizione del Santissimo Sacramento fino alle 18

Per poter parlare del sacramento dell’Eucarestia non si può non pensare al Vangelo secondo Giovanni e alle sue lettere. Paradossalmente, colui che viene considerato l’evangelista più spirituale, è proprio colui che ci parla di più dell’umanità di Cristo, presentandocelo come “vero uomo” e “vero Dio”. L’esempio più eclatante sono le parole di Tommaso: “Mio Signore e mio Dio”. È il vangelo dove si trovano più immagini che ci aiutano a capire chi è Gesù (“Io sono la porta delle pecore… io sono la vera vite… io sono il buon pastore…”). Citando il prologo (1,14-15) «E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi». Potrebbe bastare questa frase, ripeterla davanti al Santissimo: “Tu sei il Verbo che si è fatto carne e sei in mezzo a noi”, quale infinita e commovente gratitudine ci salirebbe dal profondo del cuore. Il Vangelo è pieno di queste frasi che ci riempiono di stupore davanti al Mistero del Corpo e del Sangue di Gesù. L’inizio della prima lettera di Giovanni è cosi realistica, così profondamente umana che ci lascia a bocca aperta: “Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita – la vita infatti si manifestò, noi l’abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi -, quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena”. (1 Gv. 1,1-4). Ecco, questo è esattamente ciò che avviene quando assistiamo al sacrificio eucaristico: udiamo, nella fede, le parole di vita eterna che Gesù stesso, il Verbo Incarnato, ci sussurra nel cuore tramite lo Spirito Santo nella liturgia della parola. Possiamo vedere l’amore che Dio ha per noi, quello che Lui ha fatto in ogni istante della nostra esistenza (e si potrebbe citare la canzone Grandi cose: “Grandi cose ha fatto il Signore per noi […] Ed ora possiamo cantare, possiamo gridare l’amore che Dio ha versato su noi […]). Quello che contemplammo… Giovanni parla ovviamente del Risorto, della sua esperienza della resurrezione: “Ecco questo è il mio corpo e questo è il mio sangue”. Solo nella contemplazione possiamo vedere nel pane eucaristico il corpo di Cristo, e nel vino il sangue di Cristo. “Le nostre mani toccano”: quando prendiamo in mano l’ostia consacrata abbiamo Dio stesso fra le mani. Lui, il nostro creatore che si è fatto così piccolo per poter essere accolto nel palmo delle nostre mani e per donarsi totalmente a noi… che grande mistero. Tocchiamo Gesù ogni volta che lo sentiamo con noi, che avvertiamo la sua presenza negli eventi della nostra vita, quando sappiamo essere prossimi di chi ha bisogno di noi e quando ci sentiamo amati. Si dice che quando piangiamo di commozione o di gioia è Dio che ci ha toccato il cuore… beh, è vero! Ogni volta che riceviamo l’Eucarestia annunciamo ciò a cui crediamo, cioè che Lui è la vita Eterna, e ne rendiamo testimonianza. Ogni volta che adoriamo, riconosciamo e annunciamo ciò che il nostro cuore grida e che i nostri sensi non possono esprimere se non ci fosse la Parola di Dio a sostenerci. Come diciamo ogni volta dopo la consacrazione: “Noi annunciamo la tua morte, proclamiamo la tua resurrezione nell’attesa della tua venuta”. È esattamente quello che dice Giovanni. Quando usciamo dalla santa messa siamo uomini e donne nuove, perché possiamo partecipare alla vera gioia che è quella di essere nella vera comunione con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo; e questa comunione dovrebbe portarci a una comunione più vera e autentica fra di noi, perché siamo testimoni dell’Amore di Dio per noi. Tutto questo per provare a dire qualcosa sul Corpus Domini, che è stato toccato, visto, udito da chi l’ha potuto incontrare quando si è fatto uomo e che anche noi possiamo fare la stessa esperienza nella fede, purificando i nostri sensi materiali e cercando di renderli spirituali, perché tutto il nostro essere è fatto per fare conoscenza di Dio, per poter vedere, toccare, sentire, gustare, odorare con la fede. E tutto questo avviene nel sacramento dell’Eucarestia. Questa esperienza ci deve educare a vivere nel nostro quotidiano la presenza di Dio. Anche nella nostra vita possiamo vedere, toccare, sentire, gustare, odorare Dio, ma per riuscirci bisogna fare esperienza del Risorto cominciando e concludendo dal centro di tutto il nostro essere Chiesa, il nostro essere cristiani, dal Corpo di Gesù Cristo. Possa la solennità del Corpus Domini ricordarci almeno dell’amore che Dio ha versato per noi.

Monache domenicane di Castel Bolognese

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