9, Luglio, 2025

“Un uomo instancabile che metteva sempre al centro Cristo”

Per me raccontare dell’amicizia vissuta con don Leo è ancora una grande emozione. Erano gli anni della gioventù impegnati a conoscere Gesù attraverso il carisma di don Giussani. Ciò che ci fece partire per il Brasile fu la gratitudine per l’incontro con Cristo. Volevamo raccontare, testimoniare a tutti la bellezza, l’inizio del cambiamento di vita a cui l’incontro ci aveva introdotti. In questo percorso don Leo è stato per me e mia moglie Pietrina un vero amico e compagno di strada. Abbiamo vissuto sei anni condividendo la letizia per quanto di vero il Signore ci donava quotidianamente, il dolore per la fragilità umana e l’impotenza di fronte alla realtà, alle circostanze che ci erano date da vivere. Questo ci spingeva sempre più a vivere con la gente e tentare di conoscere la radice della loro povertà. Non soltanto la povertà economica, ma anche quella umana e spesso morale. Don Leo era veramente instancabile in questo lavoro mettendo sempre al centro Cristo e la Sua passione per l’uomo. Questa la giornata tipo mia e di Don Leo: sveglia alle 5, mezz’ora di preghiera, recitando le lodi, e meditando brani del Vangelo e di don Giussani. Poi si faceva colazione e via a lavorare nell’orto/frutteto che gestivamo in forma di cooperativa con alcune famiglie del luogo. La cooperativa prevedeva anche la commercializzazione di quanto si produceva, e di questo si occupava una famiglia della comunità. Alle 12.30 circa ritorno a casa, doccia, pranzo, che Pietrina ci faceva trovare pronto, poi un’oretta di riposo. Nel pomeriggio, fino a tarda sera, si andavano a visitare le famiglie, poi celebrava la santa Messa e, dopo cena, si partecipava al lavoro dei gruppi che nascevano nei quartieri come aiuto reciproco a vivere il cristianesimo. La scelta di lavorare per mantenerci era nata meditando la lettera di san Paolo ai Tessalonicesi, nella quale egli stesso invita i capi della comunità a lavorare per vivere. Avevamo poi anche l’obiettivo di aiutare alcune famiglie perché avessero le risorse per poter vivere una vita dignitosa. Eravamo coscienti che senza risorse adeguate i nostri sforzi sarebbero rimasti tentativi inutili. Tornati in Italia a Marzo del 1977, l’amicizia con don Leo continuò sempre, anche quando tornò in Brasile con il progetto Chiese sorelle. Ogni volta che veniva in Italia per un periodo di riposo ci trovavamo e insieme si andava a trovare amici in giro per l’Italia. Voleva molto bene ai nostri figli. Aveva fatto da padrino a Gianpaolo e battezzato Gianluca, i nostri 2 figli nati in Brasile, a cui si sono aggiunti Davide e Cristian. La scomparsa di Don Leo fu una ferita che ancora adesso ci accompagna, assieme alla speranza di ritrovarlo un giorno nella Gloria di Dio.

Giovanni De Santis

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