Vorrei proporre qualche riflessione sul recente incontro del 29 novembre “La qualità del sistema sociosanitario imolese: come si rafforza nel sistema metropolitano” e in particolare sull’intervento dell’assessore regionale Venturi che tra l’altro è stato direttore generale dell’Ausl di Imola dal 2000 al 2002. Ebbene Venturi ha affrontato il tema più caldo della giornata, ovvero l’ipotesi della fusione tra Ausl di Imola e Bologna definendo le preoccupazioni degli imolesi assurde e immotivate e sostenendo in modo perentorio che nessuno ha parlato di fusione tema che “non è all’ordine del giorno e soprattutto che “nessun documento regionale parla di riduzione di Asl”. In primo luogo non è stato un infermiere distratto di San Lazzaro a parlare in questi due anni della necessità di superare l’autonomia imolese fondendo in un’unica Ausl Bologna e Imola ma, in ordine di successione, personaggi autorevoli come il sindaco di Bologna Merola, l’assessore alla sanità della città metropolitana Rizzo Nervo e il rettore dell’Università di Bologna Ubertini (il massimo referente per l’azienda ospedaliera universitaria Sant’Orsola-Malpighi). Per quanto riguarda l’affermazione secondo cui “nessun documento regionale parla di riduzione delle Asl“ ricordo che il documento programmatico più importante della regione ovvero il DEFR (Documento di Economia e Finanza Regionale 2018) a proposito della programmazione sanitaria dice: “L’obiettivo strategico riguarda l’individuazione di nuovi ambiti territoriali “ottimali” per le Aziende Sanitarie che tengano conto sia della nuova configurazione dei servizi sanitari e sociali – territoriali ed ospedalieri – sia del nuovo contesto istituzionale derivante dalla abolizione delle Provincie e dalla costituzione della Città Metropolitana, che porterà alla costituzione di aree vaste sul territorio regionale. Tali fattori concorrono a far prevedere un aumento delle dimensioni ottimali delle Aziende Sanitarie e, di conseguenza, una diminuzione del loro numero, sviluppando ulteriormente le esperienze maturate con la costituzione della Azienda Sanitaria di Bologna prima e, più recentemente, di quella della Romagna”. Ma a quali Ausl mai si riferirà il documento? Quella di Imola, coi suoi 133.000 abitanti, è di gran lunga la più piccola, quindi più vulnerabile, della regione, seguita a debita distanza da Piacenza (287.000) e Ferrara (352.000).
Venturi poteva rassicurarci affermando con chiarezza che quell’orientamento era superato. Non solo non l’ha fatto ma, un po’ minacciosamente, ha rimproverato a Imola i ritardi sui tempi di attesa e i costi, (mi piacerebbe sapere se il direttore generale Andrea Rossi è d’accordo…). «Tenete le cose a posto – ha aggiunto Venturi -, perché questa è la principale credenziale di fronte a qualcuno che vi dirà di fare un’unica cosa con Bologna». E chi sarà mai questo “qualcuno” che se non facciamo i bravi ci declasserà se non la Regione stessa? In poche parole: per ora non tocchiamo la vostra autonomia e il vostro ospedale ma in futuro… Eccoci al nocciolo della questione. Nello scorso mese di maggio, Regione, Università di Bologna e Ctss (Conferenza territoriale sociale e sanitaria della Città metropolitana) hanno istituito un Nucleo tecnico di progetto che dovrà condurre un’analisi organica e completa in vista della riorganizzazione dei servizi ospedalieri. Il rapporto conclusivo verrà sottoposto alla Conferenza entro il 30 giugno 2018 (quindi, guarda caso, dopo le elezioni politiche e amministrative). Successivamente, una proposta di revisione degli assetti organizzativi sarà indirizzata alla Regione, cui spettano le decisioni finali. A quel punto si giocherà finalmente a carte scoperte. Il sindaco di Imola ha recentemente ribadito che vuole difendere l’autonomia della Asl imolese e impedire il depotenziamento e la dequalificazione del nostro ospedale. Ma a giugno 2018 Manca avrà già passato mano a un nuovo sindaco (autorevole presso la regione? Determinato a difendere l’autonomia imolese? Non lo sappiamo). Alla Regione invece non cambierà nulla e l’ineffabile Venturi sarà ancora il timoniere della sanità. Come dice un vecchio proverbio fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio. Io credo che i cittadini imolesi, se vogliono difendere la loro sanità nei suoi elementi essenziali e concreti (qualità e quantità del personale e delle prestazioni, posti letto adeguati, tempi di attesa congrui ,salvaguardia delle specializzazioni presenti nel nostro ospedale, prossimità dei servizi ecc…) dovranno vigilare con molta attenzione e valutare attentamente se i progetti di integrazione con gli ospedali bolognesi già in atto o preannunciati offriranno al cittadino più opportunità di cura oppure indeboliranno la nostra assistenza ospedaliera. In particolare andrà salvaguardata la prossimità cioè la vicinanza dei servizi e delle prestazioni, concetto fondamentale da due punti di vista: 1) dal punto di vista logistico perché Bologna è lontana soprattutto per soggetti deboli – persone sole, anziani, chi ha problemi di deambulazione, chi non guida o non ha l’auto… 2) dal punto di vista politico. L’area vasta allontana sempre più i centri di responsabilità e i centri politici decisori dal controllo dei cittadini e quindi indebolisce la democrazia partecipativa. In definitiva niente pregiudizi ma occhi bene aperti.
Valter Galavotti (Associazione E pas e temp)