La ricorrenza del patrono è occasione per mettere sotto i riflettori il rapporto tra comunità ecclesiale e comunità civica, oggi sempre più “mista”. Che cosa hanno a che fare con san Cassiano le famiglie provenienti da altri paesi ed appartenenti magari ad altre religioni? Come può influire sulla vita di Imola la conoscenza del patrono e la partecipazione alla sua festa? Già il fatto di porre questo problema implica il superamento dell’istintiva diffidenza, se non ripulsa, nei confronti dei nostri nuovi concittadini. Del resto, come far conoscere loro il patrono, se non invitandoli a partecipare almeno in parte alla sua festa, visitando la sua tomba, nella cripta della Cattedrale? Inoltre dovranno essere informati sulle modalità del suo martirio, sulla diffusione della devozione, sul valore che i cristiani attribuiscono al versamento del sangue per la fede in Cristo. Anche questa è cultura civica. Indubbiamente, già il fatto che in epoca di secolarizzazione e nel pieno delle ferie estive una comunità cristiana, in seno ad una città all’avanguardia sotto diversi aspetti, riesca a celebrare con passione la festa patronale si impone all’attenzione. Anche il fatto che vengano delegazioni da Bressanone e da Comacchio è indice dell’importanza di un evento religioso che rivela una non comune capacità di attrazione sul piano sociale. Come capita spesso, però, gli imolesi rischiano di essere gli ultimi ad accorgersi del dono che custodiscono e dell’importanza di ciò che fanno. Queste considerazioni mirano a risvegliare l’attenzione e a stimolare la partecipazione; ma fanno intravedere anche il processo di integrazione e di approfondimento della fede condivisa da un lato e dell’identità civica dall’altro. Che cosa vuole essere oggi e nei prossimi anni Imola? L’anno prossimo, gli elettori del Comune sceglieranno il loro sindaco e il Consiglio che li amministreranno per cinque-dieci anni. Non sceglieranno solo alla luce delle qualità personali e dell’appartenenza politica dei candidati, né di eventuali programmi di legislatura, ma anche di un “progetto di città” implicito nelle loro relazioni. Questo progetto è in cantiere e mi sembra opportuno far notare che esso si misura anche, in profondità, con il rapporto che gli imolesi intendono coltivare con san Cassiano. Dipende infatti da quanto si identificano con lui e da come raccolgono l’eredità delle generazioni che li hanno preceduti, confermandolo come rappresentante, assistente, protettore della città davanti alla giustizia e misericordia divina. Per meritare un sindaco, occorre amare la città; averle dato un patrono è stata una grande espressione di affetto.
Monsignor Tommaso Ghirelli, vescovo di Imola