Suor Federica Farolfi, missionaria comboniana di origine imolese, ci scrive dall’Uganda dove svolge il suo prezioso servizio di ostetrica, condividendo le vicissitudini di una popolazione afflitta dalla povertà.
«Carissimi don Francesco e amici del Centro missionario, durante il tempo di Natale abbiamo condiviso momenti di ascolto e dialogo con tante persone. I miei genitori sono stati con noi per circa due settimane per conoscere il lavoro di tanti missionari comboniani nella terra del Nord Uganda. Una delle testimonianze, che ci ha particolarmente toccati, è stata quella di una donna, accolta nel Centro di Gulu “Good Samaritan”, nato con l’obiettivo di aiutare e sostenere la fascia più povera della popolazione del Nord Uganda, che ha bisogno di aiuto per affrontare i gravi squilibri sociali dovuti alla pandemia dell’Aids e superare le conseguenze della devastazione provocata dalla ventennale guerra civile. La responsabile del Centro, Suor Giovanna Calabria, missionaria comboniana, ci ha guidati nella conoscenza del Centro, dove hanno trovato accoglienza e lavoro oltre 100 persone e ci ha permesso di incontrare una giovane donna, che ci ha raccontato la sua storia.
Lagum Faith si è presentata con brevi parole: ha 25 anni, è cieca, non è sposata e non ha figli. Attualmente vive da sola alla periferia della città di Gulu. Viveva con la mamma fino a qualche anno fa, fino a quando è mancata nel 2013. Non ha mai conosciuto il padre e la mamma non ha mai voluto dirle il nome. Faith ha cominciato a raccontare la sua storia, dicendoci di essere stata una bimba sana e serena fino a quando i ribelli del Kony (capo del movimento Lord’s Resistance Army, che ha insanguinato il Nord Uganda per oltre 20 anni) la rapirono e portarono con loro nella foresta. Aveva soltanto nove anni. Faith rimase con loro per oltre cinque anni, subendo vessazioni e violenze, veniva spesso picchiata anche sulla testa, forse è per questo che dopo neanche un anno cominciò a perdere la vista. I ribelli, dopo essersi accorti della sua disabilità, le dissero che oramai poteva ritornare al suo villaggio, perché a loro non serviva più una ragazzina cieca.
La mamma la riaccolse ma quando morì nel 2013, i parenti le dissero chiaramente che non erano disposti a tenerla, perché temevano che i ribelli potessero tornare per cercarla. Faith fu costretta a lasciare il suo villaggio, venne a Gulu, dove prese in affitto una capanna a 20.000 Ug. Sh. (circa 6 euro al mese). Poiché nessuno le dava un lavoro, decise di mendicare al mercato ed è quello che ha continuato a fare fino a poco tempo fa. Mangiava quando chi era venuto in contatto con lei riusciva a darle qualcosa. Poi ha incontrato suor Giovanna, attraverso i volontari Comboni Samaritans.
Lagum, nonostante le tante sofferenze che la vita non le ha risparmiato, è una persona gentile, affabile, decorosa e pulita, pur vivendo così modestamente.
Durante il loro primo incontro, suor Giovanna le chiese quale fosse la sua prima necessità. Faith le risponde: «Un pezzetto di terra e una capanna tutta per me, dove io possa vivere serenamente, senza elemosinare, e poter coltivare quanto necessario per non morire di fame».
Suor Giovanna assieme agli altri volontari del “Good Samaritan”, è riuscita a trovare questo terreno, alla periferia di Gulu (vicino alla città come lei desiderava) e con l’aiuto delle autorità locali, lo ha comperato e intestato a lei. «Il nostro prossimo obiettivo – continua suor Giovanna – è di farle una casetta in mattoni e cemento, così Faith non avrà il problema di comperare ogni anno la paglia per rifare il tetto».
Faith non ha più potuto continuare il suo racconto, ha ripetuto ancora una volta davanti a tutti noi il suo grazie con le lacrime.
Attraverso le parole di Faith, desidero raggiungere tutti gli Amici della Diocesi di Imola e del Centro Missionario, che accompagnano e seguono il nostro lavoro a servizio della Missione. Se possiamo continuare a essere la vostra mano tesa verso tanti fratelli e sorelle anche qui in Nord Uganda, in particolare verso bambini orfani, persone colpite da gravi malattie e disabilità fisiche, è grazie alla vostra generosità, alla vostra preghiera, all’amicizia che ci unisce, al vostro ricordo che non viene meno, pur in mezzo a così tante situazioni che richiedono il vostro aiuto, in Italia e in tante parti del mondo. Il Signore benedica questo nuovo anno, che abbiamo appena cominciato e realizzi la Sua Opera in ciascuno di voi, perché il Suo Regno venga ad abitare in pienezza in mezzo a noi. Vi saluto con qualche nostra foto. A presto. Suor Federica, Gulu, Nord Uganda».