Francesca Visani ha 34 anni e da cinque vive in Svezia, a Göteborg, città fondata nel 1621 dal re Gustavo II Adolfo, la seconda più popolosa dopo Stoccolma. Francesca (a sinistra nella foto; accanto, una collega) ci racconta come è arrivata nel nord Europa ed esprime le sue considerazioni sulla vita in questo Paese.
«A differenza di molti giovani – scrive Francesca – non mi sono trasferita all´estero in cerca di lavoro: in Italia subito dopo la laurea avevo trovato un lavoro a tempo indeterminato. Il mio trasferimento è stato il risultato di una serie di coincidenze, cominciate quando nel 2009 ad un concerto di una band svedese ho incontrato colui che sarebbe poi diventato il mio fidanzato. Patrik era in tour in Europa con la sua band, mentre io mi trovavo lì per lavoro (curavo la promozione in Italia di un’etichetta americana). Siamo diventati amici e poi qualcosa di più. A giugno 2010 Patrik ha deciso di venire a vivere con me a Imola ma, avendo difficoltà a trovare lavoro, a fine 2011 abbiamo deciso di mollare tutto e tentare la fortuna in Svezia. Non è stata una scelta facile per me, avendo a Imola famiglia, amici, un lavoro a tempo indeterminato che mi piaceva e dei colleghi fantastici. Un paio di settimane dopo il nostro arrivo a Göteborg ho trovato lavoro a tempo indeterminato in una multinazionale svedese con ufficio a Malmö, dove mi sono occupata di vendite Emea e logistica. Per i primi tre anni ho vissuto e lavorato qui parlando solo inglese e francese. A fine 2014 ho lasciato l’azienda per dedicarmi allo studio della lingua all’Sfi, Svenska för Invandrare (corsi di svedese per stranieri), che ho portato a termine in un mese e mezzo, poi ho continuato a studiare da sola e ho raggiunto in fretta un livello fluente. A due mesi dal corso ho fatto un colloquio in svedese e ho cominciato a lavorare utilizzando questa splendida lingua. Gli svedesi che oggi incontro pensano che io viva in Svezia da moltissimi anni; quando vengono a sapere che ho iniziato a studiare la loro lingua solo a fine 2014 rimangono a bocca aperta. Io invece, che non mi accontento mai, mi sono portata avanti con il norvegese e vorrei imparare anche il danese. A fine 2015 un head hunter mi ha trovata su Linkedin e mi ha offerto il ruolo di sales order manager in un’azienda svedese in fortissima crescita che realizza sensori per le impronte digitali. Lavoro principalmente con i Paesi asiatici, ma ho anche clienti in Europa. Appena arrivata in Svezia ho fatto fatica a stringere nuove amicizie: i miei colleghi erano tutti gentili e disponibili al lavoro, ma riuscire a incontrarsi al di fuori dal lavoro era quasi impossibile. Qui molti miei coetanei pianificano il loro tempo libero con settimane di anticipo… così ogni volta che proponevo una data erano già tutti impegnati. Noi italiani siamo più spontanei, per organizzare qualcosa con gli svedesi, invece, mi devo muovere almeno due/tre settimane in anticipo, a volte anche oltre un mese! Il bilancio dei miei cinque anni trascorsi qui è comunque piuttosto positivo, ora ho molti amici svedesi ma anche di altre nazionalità, un buon equilibrio lavoro/vita privata e, in linea con lo stile di vita degli svedesi, faccio molto sport: qui quasi tutti corrono. In Italia ho sempre fatto sport, per molti anni anche a livello agonistico, ma ho sempre odiato correre: ora corro per otto chilometri due volte alla settimana e gli altri giorni sono spesso in palestra o sui campi da tennis. Messe da parte le differenze culturali, la Svezia è attrattiva sotto molti punti di vista: flessibilità dell’orario lavorativo, buoni stipendi (ma il costo della vita è elevato), 480 giorni di congedo parentale pagato (e alcuni di questi giorni sono riservati al padre!), contribuiti per ristrutturare casa… Ma non è tutto rose e fiori. Tanti anziani sono soli, non hanno una vita sociale come gli anziani italiani che, se ancora in gamba, si incontrano al bar o in centro. Nel tempo libero faccio volontariato per la Croce Rossa svedese, incontro anziani a casa loro o nelle case di riposo per farli sentire meno soli. Molti di loro non vedono quasi mai i loro familiari e le uniche uscite che si concedono sono per fare la spesa o andare dal medico. Tutto questo mi procura una gran tristezza, ma allo stesso tempo mi fa capire che noi volontari facciamo davvero la differenza per queste persone! Sono molto attiva nella battaglia per l´uguaglianza uomo-donna nel mondo del lavoro, e faccio parte di una rete di donne d´affari attiva in tutta la Svezia ma anche nel resto del mondo. Anche se qui mi sono costruita una bella vita, mi mancano i paesaggi dell’Italia, le serate estive, i bar sulla spiaggia, il mare caldo dove poter nuotare. Ora vivo a 4 chilometri dal mare, ma la temperatura dell’acqua raramente supera i 19 gradi. In Italia ho lasciato anche tutti i miei amici e la mia famiglia: cerco di tornare una volta all’anno per qualche giorno ma, a causa del lavoro, non sempre mi è possibile».