In occasione del suo 78esimo compleanno, padre Carlo Mongardi, missionario saveriano originario della diocesi di Imola, ci invia gli auguri di Natale e notizie della sua missione in Messico.
Caro don Francesco e Centro missionario di Imola, devo scusarmi perché da alcuni anni sono andato perdendo i contatti con voi – e un po’ in generale – per l’avanzare degli anni e per l’aumentare della confusione nel mondo, nella Chiesa e nella mia testa.
In questi giorni sto ringraziando il Signore e la Madonna di Guadalupe per i miei 78 anni di vita (16/12/1938), per i miei 50 anni di sacerdozio (28/10/1962) e per i 40 anni di missione in Messico (11/2/1976). Non ho dimenticato gli anni della mia infanzia nelle colline intorno a Sassoleone (specialmente le tristi vicende della seconda guerra mondiale), poi dei miei anni di formazione nell’antico seminario diocesano di Imola in via Garibaldi.
Un giorno, quando stavo in ginnasio, apparve una luce o una voce interiore: «Carluccio, vai ad annunziare il Vangelo fino ai confini del mondo» (Atti 1, 8). E ho cercato di annunciare con allegria la bella notizia di un amore che sempre vuol bene a tutti, durante le vicende della mia esistenza, fino ad oggi quando compio 78 anni e li festeggio insieme agli 80 anni del papa Francesco, che li compie il 17 dicembre.
Una buona parte della mia vita è passata studiando e dando lezione a molte generazioni di seminaristi e religiosi/e, ed anche a molti laici ragazzi e ragazze. Il mio sogno era essere missionario in Cina o Giappone, ma il Signore mi mandó in occidente, in Messico, dove ho potuto convivere con popolazioni indigene, condividendo gioie e speranze, tristezze e angustie. Gente che mi ha accolto come uno di loro, mi ha insegnato la sua lingua e tradizioni che stanno scomparendo. Ho potuto identificarmi con loro, partecipando come danzante, nelle loro processioni per la Madonna.
Ringrazio il Signore per averlo annunciato nelle periferie delle città di Salamanca e Guadalajara, costruendo tante piccole cappelle, che oggi sono centro di grandi parrocchie. Lo ringrazio anche per avere ricevuto la fede e la speranza cristiana dall’amore di mia mamma Chichina e di mio padre Zaní, dalla mia famiglia e villaggio e poi da tante persone di molti paesi del mondo.
Ed ora, vorrei scrivere un breve messaggio di speranza. Si diceva: «Finché c’è vita, c’è speranza». Nella mia esperienza mi ha aiutato la domanda degli Esercizi spirituali di san Ignazio di Loyola: «Da dove veniamo? Dove andiamo?» e la risposta «veniamo dal principio e fondamento, e andiamo con Cristo verso la risurrezione». Peró oggi non mi convince la scienza che dice: «Veniamo dal Bigbang e dalla scimmia e finiremo in un buco nero». E poi per i mezzi di comunicazione veniamo dalla dimenticanza delle ideologie passate e delle utopie future e andiamo verso un caos.
Mi spaventano due cose: la diminuzione dei figli in tutta Europa, senza una prospettiva di cambio nella política, nell’educazione, nel mercato (non di solo pane e tecnologia vive l’uomo); e in queste terre l’aumento della criminalitá, impunitá, corruzione. E poi il calendario dell’Onu, nel quale si festeggia tutto allo stesso livello: un gatto, una stella, un pianeta, il giorno dell’Aids, etc… E mi dispiace che a Dio abbiano solo dedicato quattro feste: il Natale cristiano, la nascita di Maometto, Budda, e un giorno per una festa ebrea. Chissá, quello che piú spaventa è vedere Lazzaro alla nostra porta e non potere o non volere aiutarlo.
E la missione oggi è la religione e la vita al servizio della vita e della pace in tutta la terra, per mezzo di tre prioritá di Gesú di Nazaret: la famiglia; la compassione o il condividere; la riconciliazione o uguaglianza di classi. Queste sono le vie per vivere nella speranza. Sono anche i segni di un messaggio globale al mondo globalizzato attuale.
Saluti e auguri cordiali di buon Natale e buon anno, alla Chiesa imolese, a monsignor vescovo e a tutti gli imolesi e imolians.
Vostro padre Carluccio Mongardi missionario saveriano