A tutti i bambini, gli anziani, i giovani, gli uomini e le donne che vivono nel territorio di Imola vorrei augurare questo: un cuore sensibile, per udire il canto degli angeli come lo udirono i pastori nella notte in cui a Betlemme nacque Gesù. Auguro loro di diventare semplici come i pastori: la cosa più importante infatti non è godere di una vita comoda, di una posizione sociale distinta, ma avere il cuore buono ed essere umili, giusti, pronti a dare più che a prendere. Valorizziamo soprattutto i bambini, che nella loro innocenza e imperfezione hanno molto da insegnare a noi adulti. Ai nostri sindaci e a tutte le autorità auguro di non illudere nessuno, di accettare la realtà e di governare con saggezza, restando vicino alla gente comune ed evitando di trasformarsi in uomini di affari. Portare il peso di una comunità è gravoso, ma anche confortante: il popolo ti sostiene. Qualche volta si ha l’impressione di restare soli, di non essere compresi; quello è il momento di rientrare in se stessi per ascoltare la voce di Dio nella propria coscienza e nell’insegnamento sociale della Chiesa. Quella voce reca lo stesso messaggio che udirono i pastori nei dintorni di Betlemme: “Gloria a Dio nell’altezza dei cieli – date a Dio quel che è di Dio – e pace in terra – date a Cesare quel che è di Cesare”. Eccitati dal canto e dalla luce degli angeli, i pastori senza indugio si misero in cerca del bambino appena nato e lo trovarono non in un albergo a cinque stelle – come sappiamo – ma in un alloggio di fortuna. Non rimasero intimiditi, non ebbero bisogno di pulirsi prima di entrare nella casa, dove videro appunto un papà, una giovane mamma, un neonato che vagiva, come se il canto continuasse lì. L’aria fredda della notte era riscaldata dagli animali domestici e da un focolare improvvisato. Si è presi dalla nostalgia della sobrietà, si vorrebbe ritrovare quel calore che il termosifone non è in grado di produrre. Cerchiamo dunque la semplicità, non è molto lontana dai nostri appartamenti, dalle nostre strade, dalle nostre periferie: quelle che non dovrebbero più esistere, tanto è vero che le abbiamo già cancellate mentalmente. Sentimentalismi del buon tempo passato, o riscoperta della realtà, della nostra appartenenza alla stessa famiglia umana? In ogni caso, le cose veramente importanti nella vita sono sempre le stesse, mentre tutte le altre, proprio perché accessorie, sono intercambiabili. Proviamo a distinguere le une dalle altre e diventeremo saggi, cioè capaci di vivere insieme anche se non la pensiamo tutti allo stesso modo, anche se non siamo degli stinchi di santo.