10, Luglio, 2025

Si può evangelizzare anche dalla porta del convento

Dalla parte dei poveri: è il tema scelto per la Giornata missionaria mondiale. Da quanto emerge nel vangelo questo è stato lo stile di Gesù: mettersi a fianco della persona, di chiunque incontrava, prediligendo però i poveri, i malati nel corpo e nello spirito, i delusi della vita, gli esclusi… Gesù, iniziando la sua missione e citando le profezie, dichiara apertamente di essere stato «mandato per portare ai poveri un lieto annuncio».
Monsignor Aldo Gobbi, con la sua costante passione di fedeltà al passaggio di Dio nella storia concreta, con lo sguardo fisso sul cammino della Chiesa, aveva certamente approfondito «la scelta preferenziale dei poveri», espressione che proveniva dall’America Latina, ma che più tardi con san Giovanni Paolo II, la Chiesa ha fatto propria nella sua dottrina sociale.
Egli sosteneva con forza la missione ad gentes parlando alle famiglie religiose della Diocesi e diceva che non si tratta di una chiamata che il Signore rivolge a qualcuno, ma di una esigenza che scaturisce dal nostro essere cristiani. A noi, consacrati e consacrate, raccomandava di offrire uno sguardo nuovo a chiunque incontravamo sull’esempio di Gesù che ha portato bontà e misericordia a tutta l’umanità. Con questo animo aperto al mondo monsignor Gobbi ha visitato molte comunità missionarie in cui operavano suore, sacerdoti o laici della nostra Diocesi. Al suo ritorno da una di queste visita pastorali chiese di poter condividere con un gruppo di religiose, durante un corso di esercizi,la gioia provata vedendo la fecondità apostolica dei nostri missionari. Una di queste suore ricorda il suo sorriso incoraggiante, il suo volto sereno e paterno quando invitava tutte noi a vivere con cuore aperto alla missione anche la nostra vita quotidiana. A lei disse: «Tu che sei attorno alle pentole pensa agli affamati di Dio e offri volentieri per loro il tuo servizio; e tu che apri e chiudi la porta del convento spazia nel mondo con il tuo pensiero e unisciti all’evangelizzazione delle tue consorelle».
La parola chiave usata da monsignor Gobbi era: il missionario è un mandato perciò deve conoscere bene e frequentare quotidianamente il Divino mandante. La missione è la testimonianza più bella di una fede e di un carisma che noi viviamo…; contemplazione dunque per avere gli occhi e il cuore capaci di portare il lieto annuncio a chi ancora non lo conosce o l’ha dimenticato. Monsignor Gobbi è vissuto con il cuore rivolto a Dio e ha avuto occhi capaci di riconoscerlo nei poveri e nella vita donata dei nostri missionari.
Papa Francesco a noi consacrati dice che «per essere profeti occorre rafforzare ciò che è istituzionale nella vita consacrata. Senza profonda, amorosa conoscenza delle radici non cresce l’albero. L’opera apostolica passa, le periferie cambiano, ma il carisma resta ed è forte».
Monsignor Gobbi insisteva anche sull’impegno costante dei consacrati a vivere in fedeltà al vangelo e alla specifica vocazione; condizioni indispensabili per divenire missionari in altri paesi. L’ottobre missionario è un ulteriore grazia che la Chiesa ci offre per educarci ad una spiritualità attenta ai bisogni dei più deboli.
La Vergine Madre, prima missionaria della Chiesa nascente, ci aiuti a crescere con occhi e cuore missionari, capaci di riconoscere il volto di Dio nei poveri che bussano alle nostre porte e di quanti implorano comprensione, accoglienza, aiuto, amore.

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