Da Amberley, un piccolo paese dell’Isola del Sud della Nuova Zelanda, ci ha scritto Laura Pedretti. m.ad.m. Laura Pedretti, imolese 23enne, diploma al liceo linguistico, nel settembre del 2013 si è trasferita a Bruxelles: «Ero stanca dell’Italia – racconta – e avevo bisogno di cambiare aria. Volevo imparare ad essere indipendente in tutto e per tutto: dai soldi, alla lavatrice, al lavoro, cercando però almeno di sfruttare i miei sette precedenti e sofferti anni di scuola, usando cioè il francese. Ho sempre pensato che il mio lavoro fosse fare la cameriera in un ristorante, ma non la «porta piatti»: quindi ringrazio chi di dovere a Bruxelles per avermi iniziata a questo lavoro. Trovo strabiliante la cultura che c’è dietro ad ogni piatto, la concentrazione che bisogna usare per progettarlo, voglio essere in grado di capire tutto questo e di saperci accostare un buon vino e magari un’abile presenza. A Bruxelles ho conosciuto un ragazzo italiano che è diventato il mio ragazzo, e insieme lo scorso aprile ci siamo trasferiti a Christchurch, in Nuova Zelanda, per cambiare aria e capire come si vive dall’altra parte del mondo. La Nuova Zelanda è un paese completamente a sé. Siamo qui da 5 mesi e forse non bastano per comprendere appieno il paese che ci ospita, ma sicuramente ce ne siamo fatti un’idea abbastanza precisa. La gente è disponibile, trovo i kiwi (il nomignolo con cui la popolazione si fa chiamare) molto altruisti: ti si ferma la macchina? Ti aiutano a farla ripartire. Ti salutano per strada, se hai bisogno d’aiuto ti daranno sempre una mano, a patto che tu resti per loro un semplice conoscente e che non cerchi di fare il passo dell’amicizia… I paesaggi sono incredibili, mentre la cultura degli abitanti è molto scarsa. Sono veramente a un passo dal Polo Sud, si disinteressano del resto del mondo, conoscono solo le loro leggi: le stagioni cambiano il primo del mese e i continenti sono sette perché esistono Australia, Asia, Europa, Africa, America del nord, del sud e del centro. Ma hanno sistemi che, per certi versi, funzionano meglio che da noi. Dell’Italia mi mancano gli affetti: non è sempre facile essere forti dall’altra parte del mondo, anche se si è in due. Mi sono sentita dire spesso che sono coraggiosa per la scelta di vita che ho fatto, ma non penso sia questione di coraggio: vivere fuori ti fa amare e apprezzare qualunque cosa, le piccole soddisfazioni diventano giganti perché sai che hai usato soltanto le tue forze. Io, per fortuna, non essendo sola, nei momenti di sconforto o quando mi prende il timore di arrendermi ho una buona spalla su cui appoggiarmi e fare leva per rialzarmi. Serve, certo, forza di volontà per cambiare la tua situazione, per restare, per superare gli ostacoli e non tornare indietro. Ma faccio una vita che mi piace, che sto conquistando passo passo. Nelle mie esperienze all’estero mi sono confrontata con due lingue completamente differenti, ma mi piace mettermi alla prova e cercare di superare i miei limiti. Ora, se parlo con un francese, mi dice che ho una pronuncia perfetta e se parlo con un inglese mi capisce, quindi direi che è andata bene. Francesco, il mio ragazzo, è venuto qui senza conoscere una parola di inglese, ma ora è già in grado di capire e farsi capire. Siamo felici del risultato che abbiamo ottenuto fino ad ora: non avremmo avuto lo stesso risultato pagandoci un corso di lingua, dovevamo trovarci a tu per tu con essa per capirla al meglio e poterla poi sfruttare in un altro paese. In ambito lavorativo qui apprezzo il rispetto per il dipendente e per il lavoro che svolge: riceviamo lo stesso salario che in Europa lavorando 8 ore al giorno per 5 giorni la settimana e ogni minuto extra viene pagato. Se superi le 40 ore di lavoro settimanali vieni maggiormente tassato, come ti dicessero «Ehi, guarda che ti stai affaticando troppo!». Qui puoi trovare la tranquillità dentro te stesso, davanti a sublimi paesaggi e a vette che pensavi impossibili per te da scalare. Non ho mai amato le città troppo affollate o caotiche: attualmente viviamo ad Amberley, circa 1200 abitanti, poca gente, una ventina di strade principali, con tratti di esse immersi… nel nulla. Attorno solo colline, laghi, montagne. Impari ad amare quel silenzio talmente forte che le tue orecchie non riescono a credere al suono sconosciuto del niente. Sono figlia unica e so che per i miei genitori è difficile, ma questa è la vita che sto cercando di crearmi e della quale spero che presto inizieranno a far parte anche loro, come ne facevano fisicamente parte prima».