Si trova da sette mesi a Colonia, Lorenza Bedeschi, 23 anni da poco compiuti. E nei giorni scorsi ci ha mandato la sua testimonianza dalla Renania.
«Il clima autunnale era dietro l’angolo qui a Colonia, aspettava solo lo scoccare della fine del mese di agosto. È iniziato settembre e l’estate tedesca, se di estate si può parlare, è vorbei, terminata. Che dirvi di me? Dopo aver concluso il triennio di studi all’università di Modena e Reggio Emilia (Lingue e culture europee), approfondendo la conoscenza di inglese-francese-tedesco, ho deciso senza indugi di partire per la Germania. La mia love story con questa terra è cominciata tre anni fa, quando il mio ex compagno si trasferì per lavoro vicino a Friburgo. E così sono iniziati i mille viaggi in aereo e le peripezie che mi hanno convinta a partire l’anno seguente come studentessa Erasmus per Monaco di Baviera. Tornata a Imola, laureata e, ahimè, non più in dolce compagnia, mi sono resa conto che la Germania mi mancava e che mi sarebbe servito altro tempo per riuscire ad addomesticare meglio quella lingua ritenuta da molti impronunciabile. Così ho fatto le valigie e sono partita per Köln, la città del Carnevale (nella foto a destra, Lorenza durante un momento del Carnevale. “Kolle Alaaf!”, “Colonia prima di tutto!”, è il tipico saluto dialettale del Carnevale di Colonia, i cui preparativi iniziano mesi prima, l’11 novembre alle 11 e 11 minuti, ndr). Lavoro da sette mesi come ragazza alla pari, abito con una famiglia tedesca prendendomi cura dei loro bambini, accompagnandoli agli allenamenti nel pomeriggio e giocando con loro. Mi resta il tempo per frequentare un corso di tedesco la mattina, fare sport e ritagliarmi qualche spazio per me. Ho scelto Colonia come destinazione perché era una delle poche città in Germania che ancora non conoscevo, ma di cui avevo sentito parlare sempre molto bene: in effetti è una città aperta, piena di vita, di giovani, di eventi, dove l’essere straniero, da qualsiasi parte del mondo si provenga, viene visto come una qualità e non come strumento di diffidenza e di distacco. Ognuno è libero di dare il proprio contributo alla costruzione di questo mélange globale, lo dimostra il fatto che ci sono tantissimi ristoranti di etnie diverse, dalla cucina etiope a quella vietnamita alla peruviana… E l’apertura mentale di questa meravigliosa città mi affascina. La combinazione tra questa sfumatura multiculturale e l’onestà, la rigidità, il rispetto delle regole e la precisione tedesca rendono Colonia una città altamente vivibile, nonostante abbia più di un milione di abitanti. Non bisogna però pensare che trasferirsi qui, o in generale in Germania, sia come trovare El Dorado: per ottenere un posto di lavoro che non sia nel campo della ristorazione bisogna conoscere il tedesco a un buon livello e avere delle qualifiche che si ottengono compiendo un percorso di studi specifico. Con una laurea triennale è molto difficile trovare lavoro, ma non impossibile. Con una laurea magistrale e un’ottima conoscenza della lingua la cosa è più semplice. Stesso discorso per l’università: per entrare bisogna sapere parlare tedesco quasi come un madrelingua, quindi avere un livello C1 o C2, a differenza di molti altri Paesi che richiedono un livello più basso. Questa “scrematura” così selettiva è dovuta al fatto che quasi ovunque in Germania la frequenza all’università è gratuita. La selezione a livello formativo e lavorativo è, a mio avviso, la chiave del successo tedesco; spinge tutti – stranieri e non – a fare del proprio meglio, a impegnarsi, a fare la gavetta senza appoggiarsi agli amici degli amici e a non sperare di trovare un impiego senza muovere un dito, come spesso accade in Italia. Qui si entra veramente in contatto con persone che credono nei giovani, che hanno voglia di istruirli e formarli, tutto attraverso tirocini pagati della durata minima di tre mesi. Ci si sente motivati e, se si ha voglia di impegnarsi, le opportunità si presentano. Amo tante sfaccettature della cultura tedesca, la professionalità, le buone maniere, la calma delle persone, fattori che contribuiscono a rendere la Germania un Paese in cui si sta bene. A Colonia ho trovato la mia dimensione, il mio piccolo mondo, grazie anche alle persone che ho incontrato – in generale di matrice mediterranea -, con cui ho creato un legame molto saldo. Tuttavia spesso mi mancano il calore e le chiacchiere infinite che ci si scambia in Romagna nei negozi, nei locali e per la strada. La “casa-casa” è Imola, e Imola rimane sempre nel mio cuore. A Colonia ho avuto modo di incontrare un’altra imolian, Amedea Pelliconi, con la quale non perdo occasione di fare due chiacchiere davanti a un buon espresso italiano: Amedea con il suo sorriso mi porta sempre una ventata di Romagna e mi fa sentire più vicina a “casa”. E la ringrazio di cuore. Anche se intendo completare i miei studi all’estero, non nego che un giorno potrei comprare un biglietto di solo andata per l’Italia».