Michele Guerrini, giovane di 26 anni di San Prospero, a Tauca in Perù doveva rimanere un anno, ma il servizio missionario presso l’Operazione Mato Grosso lo ha convinto a rimanere un anno in più. Fra i tanti impegni della missione a lui, in particolare, è stata affidata una nascente cooperativa di giovani agricoltori chiamata San Francisco: li affianca nel lavoro, grazie anche all’esperienza che ha maturato in famiglia, per aiutarli a crescere sia in competenza che in capacità di cooperare. Leggiamo cosa ha scritto ad amici e parenti per presentare la sua scelta e raccontare ciò che fa a servizio dei più poveri.
Ciao! Qua a Tauca (nella provincia di Pallasca a 3400 metri di quota, sulla cordigliera nera davanti a Chimbote; conta 3500 abitanti in forte diminuzione a causa dell’emigrazione verso la città ndr) continua la mia esperienza e io sono matto, così matto, che ho deciso di fermarmi un altro anno.
Me l’hanno proposto Elia e Sabrina, la coppia di missionari dell’Operazione Mato Grosso che vive qua da 15 anni. Io ho accettato per due motivi. Il primo: con la cooperativa dei ragazzi le cose vanno bene, stanno iniziando a infilarsi bene ora, ci conosciamo, iniziamo ad avere molta confidenza e andare via adesso mi sembrerebbe di lasciare una cosa a metà. La seconda: desidero seguire i passi di alcune persone che con la loro vita mi fanno sognare, mi aiutano ad andare contro un mondo che ti fa vivere ingabbiato nell’egoismo. Io desidero andare da un’altra parte, non voglio seguire questa corrente della società, del mondo, che renderebbe la vita monotona, prefabbricata e sterile.
Come vi accennavo nella cooperativa agricola San Francisco le cose vanno abbastanza bene, anche due settimane fa i ragazzi hanno preso un altro ragazzo a lavorare, un altro tauchino di 20 anni che può rimanere qua a casa sua senza andare a cercare lavoro in città, o meglio in una baraccopoli in cui la vita vale veramente poco e per poco ti uccidono.
Ogni scelta, cambiamento, lavoro nuovo avviene con lentezza. La questione non è realizzare un’opera, come può essere una struttura (una casa, un ospedale..), ma è il desiderio di creare e rafforzare una cooperativa agricola formata da amici in una società in cui la cooperazione non esiste. Questo necessita che ogni cosa, ogni miglioramento sia coltivato e fatto nascere, desiderato e voluto dai ragazzi, a quel punto l’Operazione Mato Grosso li aiuta.
E noi per tutto questo abbiamo bisogno di aiuto anche dall’Italia. Non solo per un progetto specifico, ma per portare avanti ciò che c’è già nella missione: le scuole e l’infermeria gratuite per la gente, il lavoro per i padri di famiglia più poveri o le mamme abbandonate a se stesse, i tanti piatti di minestra che tutte le domeniche sfamano i bambini che vengono all’oratorio, i materiali per sistemare le case e soprattutto i tetti delle case dei più poveri…
Se vi annoiate della quotidianità, questa è la mia proposta: fare la carità per tagliare la corda di questa società che ti spezza sogni e desideri, che ti fa vivere una vita prestabilita. Ciao con affetto. Michele.